Slitta a fine marzo il verdetto per Matteo Lombardi, 52enne alias “A’ Carpnese”, a processo con l’accusa di aver ucciso Giuseppe Silvestri. Lombardi è rinchiuso nel carcere di Voghera, condannato all’ergastolo per questo omicidio, compiuto il 21 marzo 2017. A Bari si attende la decisione della Corte d’Appello, nel secondo grado di giudizio. Inizialmente prevista per oggi, la sentenza è stata rinviata a fine marzo per un cambio di magistrati.
Lombardi è ritenuto dai magistrati antimafia (Dda rappresentata in questo processo dal pm Ettore Cardinali) al vertice del clan garganico Romito-Ricucci-Lombardi. Per il Tribunale di Foggia, il boss è ritenuto l’organizzatore e l’esecutore materiale dell’agguato mortale a Silvestri detto “l’Apicanese”, appartenente al clan rivale Li Bergolis-Miucci-Lombardone, il cosiddetto “clan dei Montanari”.
Secondo gli inquirenti, l’imputato avrebbe agito allo scopo di eliminare un pericoloso rivale nella guerra tra il suo clan e gli acerrimi nemici, da tempo in conflitto per il controllo delle attività illecite nel Foggiano. Su Lombardi hanno pesato soprattutto le tracce del suo Dna ritrovate su alcune cartucce rinvenute sulla scena del delitto.
In primo grado venne condannato a tre anni di reclusione per favoreggiamento, Antonio Zino che quel giorno raggiunse Lombardi in autostrada, nei pressi di Poggio Imperiale, subito dopo l’omicidio. I due si recarono insieme a Lodi per un’asta di automobili. Secondo i magistrati fu solo una mossa organizzata allo scopo di crearsi un alibi.
I nomi di Lombardi e Zino compaiono anche nella recente operazione contro la mafia garganica “Omnia Nostra”, tesa a sgominare proprio il clan Romito-Lombardi-Ricucci, accusato a vario titolo di mafia, droga, estorsioni ed altri reati. (In alto, Lombardi e Silvestri; sullo sfondo, il luogo dell’omicidio)