È definitiva la sentenza di proscioglimento di Giuseppe De Stefano, dipendente comunale coinvolto in “Decimabis”, operazione contro la mafia foggiana. Per un errore di cui la redazione si scusa, il suo nome era comparso nella lista degli imputati pubblicata all’interno dell’articolo di oggi sulla recente udienza del processo.
Nel frattempo, invece, il suo calvario è totalmente finito e le accuse nei suoi confronti sono cadute.
Come aveva fatto sapere il suo legale, l’avvocato Ettore Censano, il gup del Tribunale di Bari, Antonella Cafagna, con la sentenza di proscioglimento emessa il 4 novembre 2021, aveva posto fine “al doloroso calvario che De Stefano è stato costretto a subire da un anno a questa parte, attestando, in maniera inequivocabile, la sua assoluta estraneità quale concorrente esterno alla ‘Società Foggiana’ e a tutte le attività illecite perpetrate dai clan mafiosi sul territorio di Foggia”. Lo aveva scritto in una nota stampa lo stesso Censano.
“Sconfessato l’infondato teorema accusatorio che ha ingiustamente esposto alla gogna mediatica un innocente ed onesto cittadino, con l’infamante accusa di aver favorito le batterie mafiose foggiane ‘grazie al suo ruolo strategico all’interno del Comune di Foggia, rivelando sistematicamente agli esponenti del sodalizio mafioso informazioni precise e dettagliate su tutti gli incarichi funerari ricevuti a Foggia dalla singola impresa operante nel predetto settore, consentendo al sodalizio mafioso di poter esercitare in maniera sistematica il controllo estorsivo sulle onoranze funebri e di poter optare, da ultimo, per una modalità di calcolo della tangente periodica che ciascuna impresa avrebbe dovuto corrispondere, basato sul parametro di euro 50,00 per ogni incarico funerario'”. De Stefano può tirare un sospiro di sollievo.