In un Teatro “Dalla” gremito e partecipativo a Manfredonia, segno di una popolazione speranzosa e assetata di legalità, ieri sera è stata presentata l’ultima fatica letteraria “Complici e Colpevoli”, edito da Mondadori, di Nicola Gratteri, procuratore di Catanzaro e Antonio Nicaso, giornalista e studioso dei fenomeni mafiosi, alla presenza degli stessi autori e di Ludovico Vaccaro, procuratore di Foggia. Ideatrice dell’evento la consigliera comunale di minoranza ed ex candidata sindaca, Giulia Fresca. Una serata vivace, animata da persone che hanno dedicato la loro vita al contrasto delle mafie: Gratteri è sotto scorta da circa 32 anni.
“La gente ci descrive come fossimo dei mostri, delle persone senza scrupoli, come se ammazzassimo la gente così a caso. Non è vero. Sappiamo farlo quando serve. Io so essere cattivo, quando serve. Se non serve faccio la persona normale”. Queste parole, pronunciate da un boss calabrese e intercettate dalla Direzione distrettuale antimafia di Milano, sono rappresentative della strategia che da almeno sessant’anni le mafie mettono in campo per infiltrarsi in maniera sempre più capillare nel tessuto socio-economico del nostro Paese.
Dice Gratteri: “Le mafie raramente sono giunte con le armi in pugno. Si sono piuttosto presentate con il volto rassicurante di figure professionali in grado di offrire servizi e soluzioni a basso costo, a partire dallo smaltimento dei rifiuti fino a una sorta di welfare di prossimità, più efficace rispetto a quello spesso carente dello Stato. Per troppo tempo si è voluto credere alla ‘metafora del contagio’, come se le mafie fossero un virus che infettava territori sani. Tutt’altro. Nelle nuove realtà in cui dettano legge, hanno goduto di una lunga e colpevole sottovalutazione da parte sia del mondo imprenditoriale sia di quello politico, che hanno troppo spesso aperto loro le porte finendo per giustificarne la condotta e diventarne consapevoli complici in nome del denaro e del potere”.
Non le manda a dire neppure Vaccaro che ha fortemente stigmatizzato la sottovalutazione del fenomeno mafioso sul nostro territorio anche da parte di una certa magistratura che si sarebbe mossa tardivamente nell’attività di contrasto. Lo stesso magistrato ha poi evidenziato che le famiglie mafiose, decretate e riconosciute dall’importante sentenza Iscaro-Saburo (contro i Romito-Li Bergolis) dispongono di “bacini elettorali consistenti” e di “capacità di relazione notevoli”: “Nessun territorio è immune perciò vanno alzate trincee sociali a difesa di una società civile sana”. Sarà stato un caso che alcuni amministratori appena eletti e maggiormente suffragati non si siano visti in sala?
È intervenuto anche il professore manfredoniano di diritto penale Vincenzo Bruno Muscatiello, già distintosi in passato per sue teorie davvero singolari sulla spiegazione dei comportamenti della mafia, talvolta sconclusionate (vedi link https://immediato.net/2018/05/10/mafia-mattinata-lincontro-chiesa-pacchiano-goffe-citazioni-metafore-unoccasione-persa/?cn-reloaded=1). Muscatiello ha parlato dei termini “frocio e checca” e di alcune similitudini con il linguaggio mafioso, asserendo che nessun comune della provincia sciolto per infiltrazioni mafiose abbia riconosciuto tale provvedimento, assumendo comportamenti negazionisti. Quanto analizzato è stato espresso proprio da Muscatiello, legale dell’ex sindaco Riccardi, ovvero colui che era a capo dell’amministrazione sciolta per mafia. È intervenuto anche un emozionato Gianni Rotice, neo primo cittadino con tanto di fascia tricolore, che ha rivendicato le proprie azioni antimafia, come la costituzione di parte civile di Confindustria, in un processo contro la mafia foggiana, quando il sindaco era presidente dell’associazione di industriali.
Un appassionato intervento è stato quello del delegato del vescovo di Manfredonia, Donato Ciuffreda che, riprendendo le parole di altro autore, ha sostenuto che non basta la risposta giudiziaria per questo tipo di patologie criminali, bensì una presa di coscienza chiara ed inequivocabile. Ciò che ha anche colpito è che il vescovo Moscone abbia appunto incaricato un proprio fiduciario per parlare alla platea quando in sala era presente il suo vicario generale, don Luca Santoro già distintosi per comportamenti discutibili in passato (vedi link).
Concludendo, un applauditissimo Gratteri, pur consapevole che oggi la magistratura è al minimo storico di credibilità, chiosa: “La gente non si fida di certi magistrati per comportamenti per cui non sono credibili”. Con l’invito a tutti gli appartenenti dello Stato ad essere integerrimi e a fare “cose serie e utili”, soprattutto perché vi sono molti “non addetti ai lavori nella macchina burocratica che rivestono posti di rilievo e comando”.
Ed infine un accorato appello da parte dei procuratori antimafia a tutti, Vaccaro: “Rifiutate le logiche del favore e delle scorciatoie, non frequentate i locali dei boss, che tutti sappiamo dove e di chi sono (anche a Manfredonia)”. E Gratteri: “La scuola ha fatto passi indietro ed in concomitanza vi e stato un forte decadimento morale: prima studiate e istruitevi, solo dopo potremo parlare di cultura: diversamente saremo sempre più l’Africa del Nord“. (In alto, Vaccaro e Gratteri)