A rischio chiusura il Centro Antiviolenza ‘Carmela Morlino’ (in alto la foto della foggiana uccisa dal compagno) di Foggia. Lo comunicano le operatrici in una lunga nota stampa: “Il prossimo 1 ottobre andremo a casa, salvo ulteriore proroga del Comune ed eventuale ripensamento dei commissari”. La procedura di gara per il nuovo aggiudicatario non c’e ancora e a 8 giorni dal termine del contratto di proroga tutto tace. “Dopo oltre 10 anni dall’inizio del servizio, questa sarebbe la prima volta in cui Foggia si trova privata del suo Centro antiviolenza istituzionale, fiore all’occhiello della città, che ha permesso negli anni di aiutare centinaia di donne offrendo loro supporto psicologico, sociale e legale, nonché, cosa più importante, intervenendo nei momenti di massima pericolosità con l’allontanamento della donna e dei minori eventualmente presenti”.
La notizia accolta dalle utenti come una seconda forma di violenza istituzionale, ha prodotto nelle stesse un senso di rabbia, frustrazione ed abbandono tradotto nelle poche righe di seguito riportate, che sintetizzano il loro stato d’animo. Auspichiamo comunque l’arrivo della proroga che ci consenta di non interrompere il servizio. Tuttavia, il nostro futuro ci appare comunque incerto, posto che il Capitolato Speciale d’Appalto, approvato recentemente dall’Assessorato alle Politiche Sociali, esplicita dei criteri che, oltre a dimezzare il numero delle psicologhe, prevedono requisiti per il personale che se venissero confermati impedirebbero di fatto alla maggior parte di noi professioniste, di proseguire il nostro prezioso lavoro con le donne, con ciò contraddicendo il medesimo Capitolato, che al contrario, invita ‘L’impresa appaltatrice …a garantire la continuità degli operatori individuati ed indicati all’avvio del servizio, limitando gli avvicendamenti ed ogni altro elemento di discontinuità’. Dopo ormai 4 anni di servizio saremmo costrette a interrompere bruscamente percorsi intrapresi con le donne e basati principalmente su una fiducia costruita a fatica nel tempo. Ringraziando il Consorzio OPUS e la Cooperativa Aporti, con i quali abbiamo operato in questi lunghi anni, auspichiamo un intervento urgente da parte dei Commissari straordinari del Comune. Le operatrici del Centro Antiviolenza ‘Carmela Morlino'”.
Segue lettera a firma delle donne, la versione originale con le firme estese è stata consegnata alle operatrici del Centro che per tutelare la privacy delle loro donne, hanno sostituito le firme con le loro iniziali.
Carissimo Comune o carissimo Te che sei nella posizione di decidere il futuro di un servizio importante come il Centro Antiviolenza; oggi è uno di quei giorni dove io attendo con ansia la chiamata di una delle care operatrici grazie alle quali non mi sento più sola in questa battaglia che tanti sposano ma che poi nessuno vuole combattere realmente. Quando sono le botte a scandire il tempo delle tue giornate è quasi impossibile invertire il corso degli eventi. Gli anni passano lenti in una moviola che ripropone sempre la stessa agghiacciante pellicola; sai già quale sarà il finale, l’unica suspense è l’ordine con cui seguiranno le offese, gli schiaffi, le umiliazioni. Sopravvivi anestetizzata dal tuo stesso dolore e ti convinci di non avere scampo, di essere quasi destinata a quell’inferno che ha fatto intorno a te terra bruciata di amici, parenti e colleghi.
Poi ti arriva tra le mani un numero, quello del Centro Antiviolenza. Lo trovi su internet, lo vedi scorrere nelle trasmissioni televisive, inciampi in un volantino lasciato in una libreria e in te si insinua il più bello dei dubbi: forse c’è una via d’uscita; forse qualcosa può cambiare. Scrivi e cancelli le cifre sulla tastiera del tuo cellulare perché è così difficile convincersi che la vita possa esistere senza di lui, senza la sua brutale violenza; è così difficile credere di valere qualcosa; è cosi difficile sentirsi importante per qualcuno. Eppure per qualcuno tu esisti. Per qualcuno la tua voce ha il suono della libertà, del coraggio e della giustizia. Per qualcuno quella voce costantemente ammutolita e silenziata, merita di essere ascoltata perché ha un nome, un volto, un’identità. E quel qualcuno sono le operatrici del Centro Antiviolenza Carmela Morlino dell’Ambito Territoriale di Foggia.
In quel luogo ho sentito il calore di un contatto umano, la sicurezza di una professionalità che non ha bisogno del “lei”, la speranza di poter finalmente percorrere una strada lontana dai maltrattamenti e dai soprusi. Una strada sicuramente in salita ma che, per la prima volta, non avrei percorso da sola. E oggi apprendo che potrebbero non esserci più. Perché? In fondo non mi serve capire il perché, ancora una volta mi ritrovo a non sapere cos’altro mi accadrà, a provare rabbia perché forse potrei ritrovarmi a raccontare per l’ennesima volta la mia storia.
È con le operatrici del Centro Antiviolenza Carmela Morlino che ho iniziato a rincollare i pezzi scomposti della mia esistenza. È nei colloqui con la mia psicologa che ho dato un senso a quel dolore e ho riguadagnato la fiducia in me stessa. È negli appuntamenti con l’avvocata che ho visto la possibilità di liberarmi dal mio aguzzino. È negli incontri con la mia assistente sociale che ho riscoperto la possibilità di essere di nuovo autonoma.
Proprio ora che il dolore sembrava avviarsi alla guarigione, torno a sentire quella stretta alla gola, quel senso di impotenza, solitudine e smarrimento. La telefonata che mi annunciava della misura cautelare che mi rassicurava anche se non ne comprendevo il significato…. ma che le mie consulenti mi avrebbero spiegato poi, tutto con calma. La calma, la serenità, la condivisione e il senso di calore, il sentirsi accolta, compresa, rassicurata, creduta, libera di andare e ritornare… perché la fiducia, le donne come me, o come noi, “donne vittime di violenza” ci chiamano, la concediamo a fatica.
E allora e a Te che mi rivolgo …. Tu puoi decidere per un servizio ma ti prego non decidere ancora una volta per me, io sta volta ho già deciso…Ho scelto di stringere la mano delle operatrici del Centro e da quel momento ho riniziato il mio cammino semplicemente accompagnata da chi ha dato un nome e un senso a tutto quello che ho vissuto e che molte stanno ancora vivendo…
Voglio sperare che queste mie parole possano servire a tutelare la voce di chi già troppe volte si è vista costretta a tacere… perché le istituzioni devono essere vicine ai cittadini e ai loro bisogni…