Questa mattina il direttore generale della ASL Foggia Vito Piazzolla, insieme al direttore sanitario Antonio Nigri e al direttore amministrativo Ivan Viggiano, ha incontrato il capogruppo e consigliere regionale Ignazio Zullo. “Un incontro cordiale – fanno sapere dall’azienda -, durante il quale sono stati chiariti gli aspetti relativi alle attività svolte dal gruppo Universo Salute nell’ambito della rete di contrasto alla pandemia. Contestualmente, è stata fornita tutta la relativa documentazione”.
“La direzione – precisano – ha puntualizzato che al Gruppo accreditato è stato erogato un acconto, a distanza di oltre 9 mesi dall’avvenuta prestazione. L’acconto è stato erogato al 50%, ha chiarito ancora il direttore generale, in maniera del tutto prudenziale. L’erogazione del saldo avverrà dopo l’individuazione della tariffa appropriata a questo specifico setting assistenziale. Altro aspetto chiarito è che non si è trattato di rimborsi/ristori, ma di ‘corrispettivi’ a fronte di prestazioni, regolarmente erogate e documentate, in regime di ricovero per pazienti affetti da COVID”. Dopo due ore di incontro, tuttavia, le dichiarazioni rilasciate dalle parti differiscono in alcuni punti. A cominciare dalla determinazione delle tariffe che, secondo il medico barese, esisterebbero già. “Casa Sollievo della Sofferenza e la Mater Dei – commenta -, hanno effettuato prestazioni, e, a seconda dei casi, si è stabilito in 3.500 o 4.000 euro il corrispettivo, secondo il Drg. Ora se noi applicassimo questo criterio ai 254 esterni di questa struttura avremmo un importo inferiore”. Tuttavia, proprio l’ospedale di San Pio, attraverso il suo direttore generale, Michele Giuliani, ha sempre sollevato la necessità del riconoscimento di tariffe diverse per via della complessità degli interventi, che certamente non potevano essere prevedibili secondo gli standard “ordinari” di assistenza. Peraltro, lo stesso manager aveva dichiarato che questo tema era alla base delle difficoltà economico-finanziare dell’ospedale, che è stato recentemente oggetto di un piano di salvataggio per il quale si è impegnata direttamente la Regione Puglia.
“Per me tutta la gestione del Covid è stata sbagliata, perché i pazienti dovevano essere trattati a casa – precisa -, molte strutture socio sanitarie non avevano il personale adeguato, ma bisognava comunque chiedere la disponibilità a tutti di entrare nella rete. Non capisco perché alcuni sono entrati e altri no. Anche sulle tariffe, seppur in presenza di una pandemia, si poteva lavorare diversamente: dovevano essere determinate prima. Del resto, ci sono i criteri di accreditamento che prevedono tutta una serie di requisiti che le strutture devono avere”. Sul punto c’è una discussione nazionale, finalizzata proprio a ricalibrare completamente il sistema dell’assistenza della parte “fragile” dei sistemi sanitari regionali (Rsa ed Rssa), travolta proprio da un numero elevatissimo di cluster durante le prime ondate. “Ho chiesto solo dei chiarimenti, non volevo sollevare un caso Foggia, ma semplicemente comprendere alcuni passaggi che dovranno essere affrontati a Bari”, ha concluso.