Tra Bari e Bat è caccia serrata al 22enne Daniele Arciuli e al 28enne Giuseppe De Noja, entrambi evasi dal carcere di Trani il 26 agosto. I due giovani – come riporta Repubblica Bari – hanno scavalcato il muro di cinta del penitenziario e si sono diretti verso via Andria, facendo poi perdere le loro tracce nelle campagne. Stando a quanto hanno riferito i sindacati di polizia penitenziaria, quel tratto di muro di cinta della struttura è privo di sorveglianza dinamica e i due hanno approfittato dell’ora d’aria per allontanarsi. Nelle ricerche, che si svolgono con pattugliamenti, attività tecnica e info-investigativa, hanno fornito ausilio anche gli uomini delle sezioni volanti di Trani e Bari e sono allertate tutte le forze dell’ordine.
Daniele Arciuli, di 22 anni, era in carcere per l’omicidio di Gaetano Spera, avvenuto il 25 marzo 2015 nella villa comunale di Giovinazzo. All’epoca Arciuli era minorenne, fu arrestato con l’accusa di essere co-autore del delitto il 30 luglio 2015, quando aveva 16 anni, e fu condannato dal tribunale minorile con fine pena nel novembre 2024.
Spera – ricorda ancora Repubblica – fu assassinato nell’ambito di un regolamento di conti legato al controllo delle attività di pesca nelle acque antistanti i litorali di Giovinazzo e Bari-Santo Spirito. Giuseppe De Noja, considerato dall’autorità giudiziaria un rapinatore seriale, era in carcere dal 2017 con il fratello Giovanni, anche questi detenuto a Trani, per sette rapine compiute ai danni di gestori di distributori di carburante nei rioni baresi di Palese e Santo Spirito e di Bitonto.
“Con la clamorosa duplice evasione di ieri da quello che un tempo veniva definito il super carcere di Trani, sale a cinque la conta del numero dei detenuti che solo nel mese di agosto sono riusciti, anche con una certa facilità, a sfuggire alla custodia in diversi luoghi d’Italia”: dichiara Gennarino De Fazio, segretario generale della Uilpa Polizia penitenziaria. “A ciò si aggiungano tre suicidi in cella, le costanti e gravi aggressioni alla polizia penitenziaria, quasi tre al giorno, ma solo oggi se ne contano già cinque a Bergamo – continua il sindacalista – le risse clamorose, come quella di qualche giorno fa a Monza, le zuffe, gli attentati incendiari, come successo a Brindisi. Come al solito a tutte le difficoltà e al sovraffollamento detentivo fanno da contraltare organici inadeguati, istituti penitenziari privi di direttore o comandante della polizia penitenziaria, penuria di mezzi ed equipaggiamenti, disorganizzazione operativa e amministrativa”.