“A Roma e in altre città italiane si sono svolte manifestazioni promosse da Coldiretti per chiedere interventi urgenti a tutela del settore contro i danni arrecati all’agricoltura dalla fauna selvatica, in particolare dai cinghiali. Il WWF Italia – riporta una nota degli ambientalisti – opera quotidianamente al fianco degli agricoltori al fine di promuovere l’utilizzo di buone pratiche che possano portare ad una sana convivenza tra agricoltura e la fauna selvatica, in particolare nel caso degli insetti impollinatori e dei grandi mammiferi come lupi o orsi. Ma non ha mai trascurato il tema della gestione degli ungulati, in particolare dei cinghiali.
L’associazione ha più volte presentato proposte concrete alle istituzioni su questo tema anche attraverso la redazione di dettagliati documenti contenenti le linee guida per una gestione sostenibile del cinghiale nel nostro Paese, come accaduto nel 2014 e successivamente nel 2019, in occasione di audizioni tenutesi dinanzi alle Commissioni Agricoltura della Camera e del Senato. Proposte che però sono sempre rimaste inascoltate dai decisori politici e dalle stesse associazioni agricole che oggi portano in piazza una “emergenza” mai gestita con serietà e determinazione”.
“Il WWF Italia – proseguono gli ambientalisti – ha sempre riconosciuto l’esistenza di un problema nella gestione del cinghiale, sottolineando l’esigenza di affrontarlo sulla base di valutazioni scientifiche serie documentate e non ideologiche. La storia della gestione del cinghiale in Italia è il frutto di una pessima gestione faunistico venatoria, con approcci sbagliati conditi di retorica e facile demagogia. Nell’ultimo decennio è stata evidente la volontà, da parte di molte istituzioni regionali e nazionali, di affrontare il problema senza generare conflitti con il mondo venatorio a discapito degli agricoltori, sfruttando il loro oggettivo disagio per assecondare, per mere ragioni elettorali, le richieste dei veri responsabili del problema e del suo costante aggravamento. Ne è testimonianza quanto accaduto in Commissione Agricoltura del Senato, durante la discussione dell’Affare N. 337 ‘problematiche inerenti ai danni causati all’agricoltura dall’eccessiva presenza di fauna selvatica’. In questa occasione infatti, nonostante l’audizione di numerosi e qualificati esponenti del mondo scientifico che hanno chiarito come l’espansione dei cinghiali nel territorio e la loro proliferazione siano direttamente conseguenti ad azioni umane quali le immissioni a scopo venatorio, i foraggiamenti e la caccia in braccata, hanno approvato una risoluzione totalmente discordante con queste oggettive conclusioni.
Anche le stesse associazioni agricole – riportano ancora dal WWF -, piuttosto che tutelare in maniera laica ed esclusiva gli interessi degli agricoltori, hanno sostenuto essenzialmente le richieste del mondo venatorio che persegue finalità del tutto diverse, spesso contrastanti, con quelle degli agricoltori. Incomprensibile inoltre l’ostilità delle associazioni agricole verso provvedimenti che attribuiscano agli agricoltori la gestione diretta del cinghiale attraverso la pratica delle catture, risultate efficaci dove adottate, e verso l’attivazione degli strumenti della gestione del rischio finanziati con le risorse della Politica Agricola Comune. La manifestazione promossa da Coldiretti conferma questa gestione contraddittoria del problema cinghiali, con la presenza in piazza dei soggetti responsabili della pessima gestione della fauna selvatica nel nostro paese al fianco di chi vorrebbe rappresentare gli interessi dell’agricoltura”.
Ricorda inoltre Maurizio Marrese, presidente del WWF Foggia, che “il cinghiale è diventato un problema anche a causa del pascolo brado incontrollato degli ungulati domestici, i maiali, che spesso si ibridano con cinghiali selvatici come è dimostrato dai numerosi avvistamenti di ‘cinghiali colorati’, bianchi, pezzati etc. (problematica ove le associazioni di categoria dovrebbero anche fare qualche attenta riflessione). La modifica della Legge sulla caccia richiesta da Coldiretti e prospettata dal mondo venatorio e da numerosi esponenti politici, non è una soluzione e rischia di essere solo una facile scorciatoia che può generare ulteriori gravi danni a tutta la fauna selvatica, attribuendo un ruolo pubblico a soggetti privati con un palese conflitto di interessi”.