Altri tre mesi per comprendere se il Comune di Foggia sarà sciolto o meno per mafia. La commissione d’accesso agli atti ha chiesto la proroga di tre mesi per continuare ad indagare su eventuali infiltrazioni della mafia locale nell’ente amministrativo. La notizia era nell’aria, stessa procedura era toccata agli altri comuni della provincia di Foggia poi sciolti per mafia: Monte Sant’Angelo, Mattinata, Manfredonia e Cerignola. La commissione è a Palazzo di Città dallo scorso 9 marzo e quindi ci rimarrà fino ad inizio settembre.
Al termine del lavoro, le risultanze finiranno al vaglio del prefetto Carmine Esposito che si occuperà di stilare la relazione definitiva. La commissione d’accesso, ricordiamolo, è composta dal viceprefetto Ernesto Liguori, dal vicecapo della squadra mobile di Foggia Maurizio Miscioscia e dall’ufficiale dell’Arma dei Carabinieri Francesco Colucci.
“Lo scioglimento per mafia – riporta il sito di ‘Avviso Pubblico’, l’associazione di enti e comuni contro le mafie – è un atto di alta amministrazione, come tale caratterizzato da un’ampia discrezionalità. Per giungere allo scioglimento non è necessario che siano stati commessi reati perseguibili penalmente oppure che possano essere disposte misure di prevenzione, essendo sufficiente che emerga una possibile soggezione degli amministratori locali alla criminalità organizzata. Gli indizi raccolti devono essere documentati, concordanti tra loro e davvero indicativi dell’influenza del crimine organizzato sull’amministrazione (valutazioni realizzabili attraverso una puntuale analisi della legittimità degli atti adottati dall’ente locale), potendosi prescindere dalla prova rigorosa dell’accertata volontà degli amministratori di assecondare le richieste della criminalità. L’attività di indagine può avere ad oggetto anche il comportamento dell’apparato amministrativo (segretario comunale, dirigenti, dipendenti), in ragione delle rilevanti responsabilità e competenze attribuite alla burocrazia locale dalla legislazione vigente”.