“Il titolare, “la diavola”, “il lecchino” e il “sordomuto”. No, non è l’inizio di una barzelletta ma soprannomi affibbiati rispettivamente al sindaco di Foggia Franco Landella, a sua moglie Daniela, al consigliere Iacovangelo e al presidente del Consiglio comunale Lucio Ventura (per quest’ultimo non è stata formulata alcuna richiesta cautelare). È quanto emerge dalle carte dell’inchiesta che ha travolto il primo cittadino, la consorte Daniela Di Donna, i consiglieri Dario Iacovangelo e Antonio Capotosto e l’imprenditore edile Paolo Tonti, tutti finiti ai domiciliari tranne Di Donna, dipendente del Comune di Foggia, interdetta dai pubblici uffici. Ma altri nomi spuntano dall’ordinanza cautelare firmata dal gip Antonio Sicuranza, pm Enrico Infante e Roberta Bray. Il procuratore Ludovico Vaccaro ha già fatto sapere che le indagini sono tutt’altro che finite. “Chi sa parli”, ha affermato durante la conferenza stampa. Molto si poggia sulle dichiarazioni rese agli inquirenti dall’ex presidente del Consiglio comunale, Leonardo Iaccarino, arrestato qualche settimana fa per peculato e tentata corruzione.
“Il titolare”
Complessa la posizione del sindaco leghista, finito ai domiciliari per corruzione (la mazzetta incassata da Tonti per sbloccare un progetto edilizio) e la tentata concussione nei confronti di Luca Azzariti della “GIone spa” al quale Landella avrebbe chiesto per se stesso un milione di euro, poi sceso a 300mila euro, per l’appalto della pubblica illuminazione.
Da una conversazione sulla tangente di Tonti intercettata tra il consigliere comunale Leonardo Iaccarino (grande accusatore di Landella) e Capotosto “emerge che Landella (definito ‘il titolare’) ha incassato 30mila euro a titolo di acconto – riporta l’ordinanza cautelare -, dovendo essere corrisposto il rimanente denaro prima di ottobre (Capotosto: ‘lui si è preso trenta carte… quello ha dato un acconto, non ha dato tutta la quota… non era il discorso definitivo… lui è rimasto d’accordo per prima di ottobre’). Il Capotosto chiede a Iaccarino se avesse incassato o meno la parte dovutagli, corrispondente ad una o due quote da 5mila euro, specificando di essere a conoscenza del fatto che una terza persona avrebbe già provveduto a versare l’acconto nelle mani del ‘titolare’ (‘vedi che quello là… ha detto che ci devono pagare adesso… che lui ha dato un acconto a lui… nella direzione… praticamente la porzione di 5mila euro… quello che… quello che hai preso… non contano… devi prendere qualche cosa e te li deve dare lui… te li ha dati lui? Ti ha chiamato ‘il titolare’? Praticamente la porzione di 5mila euro… devi prendere qualche cosa e te li deve dare lui… ti ha chiamato il ‘titolare’… due… due quote’)”.
I soldi di Tonti sarebbero stati poi distribuiti tra i vari consiglieri. Capotosto: “Insomma la cartiera (Di Donna, ndr) la fa lei? Oh, lei ha detto la distribuzione dei beni!”. La moglie di Landella avrebbe quindi passato le bustarelle utilizzando un linguaggio in codice. “Di Donna – scrive il gip – consegna quanto dovuto allo Iaccarino (‘Leo vieni… tieni… questo… a casa… Ok? Questa è la delibera che tanto tu già sai però…’), il quale di rimando, presa la busta, conferma che ne rileggerà il contenuto (‘benissimo… me la rileggo, va bene…’)”.
Altre bustarelle vengono indicate dallo stesso Iaccarino agli inquirenti: “Il sindaco si avviò verso la Hyundai I10, entra in macchina e con una mossa veloce, felina, posiziona dietro il mio sedile di guida una busta rossa, quella delle profumerie, e mi dice: ‘Leo, questo è un profumo per tua moglie da parte di Dany’; dove Dany lo intendevo come sua moglie. Il profumo di Dany non l’ho mai sentito perché non era un vero e proprio profumo, si trattava di 2mila euro che c’erano all’interno di quella busta rossa. Salgo sopra, vediamo cosa c’era all’interno di questa busta e c’erano 2mila euro. Con gli incontri che si facevano con gli altri consiglieri comunali della maggioranza, si capisce che quello era il frutto di una parziale tangente che il sindaco doveva distribuire ai componenti della maggioranza per la vicenda Tonti’“.
In altra circostanza, ancora 2mila euro, sempre consegnati da Di Donna a Iaccarino nell’ufficio gabinetto del Comune di Foggia, in una busta: “In pezzi da 50 euro. Scendo giù e c’era la signora G.P. (una donna con la quale Iaccarino aveva una relazione) che mi attendeva. Colta l’occasione, che io avevo un debito verso una gioielleria, mi recavo presso la gioielleria ed estinguevo questo debito”.
“Il lecchino”
Riguardo alla “tangente Tonti” c’è poi una conversazione “intrattenuta – si legge nelle carte – dallo Iaccarino il 19 dicembre 2020 con il consigliere Iacovangelo, dalla quale emerge come anche quest’ultimo confessi di aver incassato una quota della detta tangente, peraltro di pari importo a quella percepita da Iaccarino, circostanza di cui lo Iaccarino si duole. Difatti lo Iacovangelo chiede allo Iaccarino se avesse o meno incontrato Landella per ritirare qualcosa (Iacovangelo: ‘…hai detto… sei passato dal sindaco o no? Ma hai preso qualcosa o niente?’) e lo Iaccarino, manifestando anche il fastidio di aver ricevuto lo stesso trattamento riservato ai consiglieri comunali, sebbene il diverso ruolo istituzionale da lui rivestito di presidente del Consiglio comunale, conferma di aver ricevuto la somma di 2mila euro (Iaccarino: ‘si ma non mi chiamate più per queste cose perché non agevolo più nessuno… a me non serve qualcosa… se uno mi dice entro tanto e poi te ne vieni con gli accordi… a me non mi calcolate più, andate avanti voi da soli su queste cose… e poi io non sono uguale agli altri, con tutto il rispetto… l’hanno detto pure gli altri… già il fatto che tu prendi come noi… due mi ha dato’). Lo Iacovangelo, non a caso definito ‘il lecchino’ dallo Iaccarino nel corso dell’interrogatorio del 4 maggio 2021, concorda sul fatto che lo Iaccarino avrebbe dovuto prendere una cifra più consistente (Iacovangelo: ‘ma io speravo che avevi fatto di più… no come gli altri no, io sono d’accordo con te, io due…’), rendendo anch’egli una piena confessione stragiudiziale, che conferma la chiamata in correità resa nei suoi confronti dallo Iaccarino”.
“Lo Iacovangelo conferma che il sindaco – si legge ancora – ha tenuto un comportamento prevaricatore nei confronti degli altri (Iacovangelo: ‘Landella si è mangiato a tutti quanti’)”.
“Il sordomuto”
Incalzato dai pm, Iaccarino ha riferito i nomi dei consiglieri che, secondo lui, avrebbero partecipato alla spartizione della tangente Tonti.
Pm Infante: “Ne ha parlato con Lucio Ventura? Ha ammessa questa ricezione, quando?”
Iaccarino: “Sa, dottore, come si fa a capire quando tra consiglieri comunale c’è qualcosa? In pochi gesti, quando si diceva: ‘Tutto appò’ – ‘tutto ok’, allora lì capivi”.
Pm Infante: “Si dà atto che Leonardo Iaccarino nel riportare l’espressione ‘tutto appò’ accompagna la parola con il gesto 2 della mano, dell’indice e del medio”.
Pm Bray: “Così intendendo cosa, signor Iaccarino?”
Iaccarino: “Intendendo che c’è stata la riscossione in maniera uguale per tutti della tangente di 2mila euro”.
Pm Bray: “Lei si ricorda se quando lui le dice ‘tutto appò’ e fa questo gesto di 2 con la mano…”
Iaccarino: “Lucio Ventura è uno dei pochi consiglieri comunali che non a caso viene soprannominato il sordomuto; è molto attento cioè nelle cose, non vi aspettate… non ci aspettiamo di trovare da Lucio Ventura elementi tali per cui lui sguazza nel dover dire certe cose, è uno molto scafato, attento, quindi nel gesto…”
Pm Bray: “Le ha fatto questo gesto?”
Iaccarino: “Sì. Due con la mano. Ora non se se è vittoria di Landella però per intuito si va verso l’altra questione che ha riguardato tutti i consiglieri comunali”
Pm Bray: “Quando lei riceve questo 2, si ricorda se lei aveva già ricevuto i soldi?”
Iaccarino: “Sì”
Pm Bray: “Quindi è dopo questo giorno di dicembre che aveva detto?”
Iaccarino: “Sì. Era per ricordarci un po’ tutti che c’era da fare un santo Natale per via di questa regalia dei 2mila euro; regalia o tangente da parte del sindaco, questo non lo so, però erano i 2mila euro che facevano fare il santo Natale ai consiglieri comunali della maggioranza…”.
“La diavola”
In conclusione, riguardo a Landella, il gip evidenzia la “netta impressione di proclività a delinquere da colletto bianco“ del sindaco foggiano e parla di “elementi investigativi significativi della rilevanza penale della sua condotta, contraddetti con versioni di comodo tendenti solamente a sminuire la credibilità dello Iaccarino il quale, peraltro, nel suo interrogatorio del 4 maggio 2021 non ha affatto cercato di nascondere il clima di grave conflittualità che lo contrapponeva, anche dal punto di vista personale, al Landella ed alla Di Donna, avendo definito addirittura quest’ultima diavola”. (In alto, in foto, Landella e Di Donna – foto Cautillo -; a destra, Iacovangelo e Ventura)