Ci sarebbe ancora il business della droga dietro l’ultimo agguato di mafia alle porte del Gargano. Solo un miracolo ha salvato la pelle al netturbino Giuseppe Ricucci, fratello del boss Pasquale “Fic secc”, ucciso l’11 novembre 2019 a Macchia. Fino al giorno del suo omicidio, Pasquale Ricucci era a capo del gruppo scissionista Lombardi-Ricucci-La Torre, nato da una costola del clan dei Montanari, Li Bergolis-Miucci-Lombardone. Giovedì scorso, qualcuno ha provato ad eliminare anche il fratello “Pino”, raggiunto da colpi di fucile mentre era alla guida di un mezzo dell’azienda dei rifiuti “Tecneco”, sottoposta a controllo giudiziario dopo l’interdittiva antimafia.
Stando ad alcune rivelazioni e sulla scorta delle dichiarazioni rese dalla vittima, negli investigatori sarebbe aumentata la convinzione che dietro l’attentato si celi l’ombra della droga. Da tempo il Gargano fa gola ai clan per il suo ruolo strategico nel traffico di stupefacenti. I Montanari, col supporto di gruppi minori, dominerebbero i traffici con l’Albania ma anche quelli via Amsterdam, roccaforte europea per l’arrivo di grosse partite di stupefacenti dal Sudamerica. Da tempo le rotte del narcotraffico avrebbero scelto le coste garganiche per l’approdo di cocaina, hashish e marijuana e i Montanari avrebbero subito fiutato l’affare, giurando guerra a chiunque osi sovrapporsi. Per le realtà criminali minori non resterebbe altro da fare che sottomettersi o essere spazzate via.
Altra pista scandagliata dagli investigatori è quella della vendetta per il tentato omicidio di Dino Miucci (fratello del reggente dei Montanari, Enzo), scampato ad un agguato mortale circa 20 giorni dopo alla morte di “Fic secc”. Per il tentato omicidio del netturbino sono stati effettuati circa 20 stub su altrettanti sospettati e sono al vaglio le immagini della videosorveglianza tra Macchia e Manfredonia, la zona scenario dell’attentato. (In alto, l’agguato a Pino Ricucci e l’omicidio di “Fic secc”)