Vecchi progetti e l’Università di Foggia per dare un “peso scientifico” al documento. È questa la ricetta del presidente della provincia, Nicola Gatta, per indirizzare le risorse del Recovery fund. Il bazooka potrà essere davvero l’ultima occasione per rilanciare le sorti della Capitanata. E mentre a Roma si comincia a riparlare dei “Patti territoriali”, torna ad aleggiare lo spettro del fallimento della stagione di programmazione negoziata, che dalle parti nostre ha prodotto mostri. “Non dobbiamo ripetere più gli errori del passato, ma sarebbe grave perdere qualsiasi occasione”, ammette Gatta, che ha ancora da ridire sulle ultime scelte della Regione Puglia. “Quando a gennaio abbiamo ripreso il filo del Cis di Conte – racconta -, con il coinvolgimento di parlamentari e consiglieri regionali, nessuno conosceva il piano da 18 miliardi di fabbisogno stilato a Bari. Con il Recovery abbiamo scoperto che la Regione aveva presentato progetti al governo. Per questo abbiamo voluto fare un percorso diverso, con il coinvolgimento degli stakeholder del territorio”.
Oggi, a Palazzo Dogana, doveva esserci una conferenza stampa di presentazione del documento con il pacchetto di progetti già definito. Avrebbe partecipato anche il rettore Pierpaolo Limone. Ma l’appuntamento è stato rinviato causa Covid. Il sindaco di Candela tiene riservato il documento, ma sottolinea la bontà del percorso avviato con l’ex premier (“abbiamo concluso molti progetti di gara, dalla ‘Pedegarganica’ alla ’77 Rivolese’, fino alla ‘Regionale 1’ per cui è in corso il controllo della procedura da parte di Anac”), ma ammette che “il vero problema è la burocrazia, perché le risorse economiche ci sono”. Poi anticipa gli assi di sviluppo. “Al primo posto c’è il lavoro, dovremo creare le condizioni per essere attrattivi, partendo dalle Zes (Zone economiche speciali) e puntando su un netto miglioramento infrastrutturale – commenta -. Poi c’è la necessità di accelerare i processi di digitalizzazione e avviare la transizione ecologica che, al di là di fotovoltaico ed eolico di cui siamo già saturi, dovrà guardare a nuove forme di sviluppo, come l’idrogeno ad esempio. Poi c’è la partita decisiva del turismo e dell’agroalimentare, assi strategici sui quali metteremo su due contratti di programma”. Infine, una chiosa sui “Patti territoriali”, che proprio nel “suo” triangolo Ascoli-Candela-Sant’Agata ha lasciato solo deserto industriale (sono solo 3 le attività rimaste in vita dopo la pioggia di contributi pubblici). “Dobbiamo cambiare approccio, questo è certo – chiosa -. Non possiamo commettere gli errori del passato. Ma una cosa è certa: a dicembre scorso è stata ripresa a livello centrale questa opportunità e non possiamo lasciarcela sfuggire”.
Coldiretti: “600 milioni di euro per i borghi pugliesi”
Lo stanziamento di 600 milioni di euro per interventi di restauro e di riqualificazione dell’edilizia rurale e storica è una svolta per sostenere la tendenza dei pugliesi a tornare a vivere nei borghi dove godere di spazi di libertà più ampi con una maggiore sensazione di sicurezza e benessere nel tempo della pandemia, con la Puglia particolarmente ricca di borghi con il 33% tra i più belli d’Italia, dove si conservano le antiche tradizioni enogastronomiche rurali, incrementano la capacità di offrire un patrimonio naturale, paesaggistico, culturale e artistico senza eguali, dove Dop, Igp e i 311 prodotti pugliesi riconosciuti tradizionali dal Mipaaf vengono coltivati, allevati e trasformati, in quelli che rappresentano veri e propri presidi presìdi della biodiversità.. È quanto afferma la Coldiretti nel commentare la misura per la tutela e la valorizzazione dell’architettura e del paesaggio rurale contenuta nell’ambito “Turismo e cultura” della missione uno del Recovery Plan.
“Le realtà sotto i cinquemila abitanti rappresentano in Puglia una rete diffusa su poco più del 14% del territorio, ma con una presenza che unisce il senso di comunità all’appartenenza geografica e la custodia di valori e tradizioni come quella del cibo e dei prodotti tipici”, afferma Savino Muraglia, presidente di Coldiretti Puglia.
Con il rilancio di piccoli borghi abbandonati – sostiene la Coldiretti – si inizia a programmare l’Italia del post Covid oltre a salvare l’immenso patrimonio edilizio rurale italiano composto da 2 milioni di edifici rurali fra malghe, cascine, fattorie, masserie e stalle a rischio degrado. Una occasione anche per alleggerire la pressione demografica sui grandi centri urbani senza un ulteriore consumo di suolo e il rischio di cementificazione in un territorio già fragile.
La misura ha dunque un valore storico, culturale, paesaggistico ma anche urbanistico perché – sottolinea la Coldiretti – aiuta a ridurre i rischi di assembramento e la pressione abitativa nelle città. In questo contesto – precisa la Coldiretti – va ricordato anche lo stanziamento di 300 milioni per valorizzare parchi e giardini storici che oltre ad assicurare spazi di socializzazione all’aperto tengono indissolubilmente legati valori storico-culturali e valori ambientali che interessano tra l’altro la conservazione della biodiversità, la produzione di ossigeno e la riduzione del livello di inquinamento.
Con la grande spinta verso lo smart working, il distanziamento e le limitazioni agli spostamenti – sottolinea la Coldiretti – l’emergenza Covid ha stravolto le abitudini sociali e lavorative degli italiani che sono tornati a guardare le campagne fuori dalle città non solo come meta per gite fuori porta, tanto che il mercato immobiliare delle case in zone rurali o in piccoli borghi – evidenzia Coldiretti – registra aumenti anche del 29% sui siti specializzati.
È chiaro che in questa ottica – continua Coldiretti Puglia – è importante colmare i ritardi nell’espansione della banda ultralarga che in Puglia è ferma al 15% a fronte di una media nazionale del 45% che solo nel 2021 potrà arrivare al 23% di copertura, a fronte di una media nazionale del 53,2%. La Puglia è sicuramente in difficoltà sui numeri per l’accesso alla rete, dove le aziende non riescono ancora a sfondare nell’ambito della vendita online che si ferma all’11,9%. La digitalizzazione delle campagne è per Coldiretti uno degli assi strategici di intervento per dare sostenibilità alla crescita, promuovere nuovi flussi turistici nelle campagne e garantire la sicurezza ambientale ed alimentare del Paese.