“Fu ucciso per aver denunciato una richiesta estorsiva di due miliardi”. È iniziato con la storia del costruttore Giovanni Panunzio il focus di Rai 2 dedicato alla mafia foggiana. Ieri sera, durante la trasmissione “Anni 20”, si è parlato della criminalità organizzata locale con testimonianze e storie. Nel servizio firmato da Francesco Palese dal titolo “Mafia foggiana: trent’anni di sangue”, il giornalista ha intervistato Michele Panunzio (figlio di Giovanni) e la moglie Giovanna Belluna. Con loro si è parlato di Mario Nero, il testimone di giustizia che indicò il killer dell’imprenditore edile ucciso il 6 novembre 1992. “Nessuna agenzia di pompe funebri da noi contattata ha voluto realizzare un manifesto funebre per ricordarlo”, ha denunciato Belluna. Ci hanno poi pensato alcuni privati cittadini che, proprio ieri, hanno fatto stampare e affiggere alcuni manifesti in città.
“Da 30 anni i nomi dei mafiosi sono sempre gli stessi”, ha ricordato il giornalista che in compagnia di Tatiana Bellizzi dell’Ansa ha fatto tappa nel rione Candelaro, nelle strade dove lo scorso Capodanno il pregiudicato Giuseppe Perdonò esplose in aria colpi di pistola a salve augurando “buon anno a tutta la malavita di Foggia”.
Poi la trasmissione si è spostata sul Gargano, scenario della strage di San Marco in Lamis del 9 agosto 2017. Interviste ad Arcangela Petrucci e Marianna Ciavarella mogli dei contadini Luciani, trucidati la mattina di quel giorno da tre sicari al momento ignoti.
La trasmissione si è chiusa con le interviste al manager della sanità privata Luca Vigilante, sotto scorta per non essersi piegato alle richieste estorsive delle batterie mafiose foggiane, al dt del Foggia Ninni Corda, per parlare delle pressioni dei clan sul mondo del calcio, al procuratore capo Ludovico Vaccaro che ha scritto al Ministero per chiedere di portare a tre il numero di procure nel Foggiano e ad Alfredo Mantovano, magistrato ed ex sottosegretario agli Interni che ha ricordato i tentativi, nel 2010, di istituire una sede della DDA a Manfredonia. Ma non se ne fece nulla. “C’è stata una grossa sottovalutazione di questa mafia a tutti i livelli”, ha detto Mantovano. Oggi molte, troppe vittime, chiedono ancora giustizia.
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