Incastrati da indumenti, scooter e intercettazioni. La banda di malviventi che il 17 settembre 2020 a Foggia rapinò il bar “Gocce di Caffè” uccidendo il titolare, Francesco Traiano, è ora in cella con pesanti accuse tra cui quelle di omicidio e concorso in omicidio. La polizia è arrivata all’individuazione dei responsabili in circa cinque mesi, assicurando alla giustizia Antonio Bernardo, 24 anni alias “u’ stagnr”, Christian Consalvo, 21 anni detto “pallina”, Antonio Tufo, 21 anni “u’ giall”, Simone Pio Amorico, 22 anni e il minorenne A.C., 17 anni.
Le indagini si sono protratte fino a giovedì 25 febbraio 2021 ma già pochi giorni dopo la rapina, la squadra mobile ebbe i primi sospetti sul gruppo criminale. Gli agenti, infatti, riconobbero i due ciclomotori utilizzati per il furto della Fiat Punto utilizzata per la rapina.
Gli scooter davanti al bar “Destino”
“Il 21 settembre, quattro giorni dopo la rapina – si legge nelle carte del blitz –, la squadra mobile, alle ore 17:10, in via Dogali angolo via Capozzi, notò parcheggiati sul marciapiede ubicato in corrispondenza dell’ingresso del bar ‘Destino’ (da qui il nome dell’operazione) due ciclomotori con relativi tre caschi, corrispondenti per marca, modello e colore a quelli coinvolti nel furto dell’autovettura Fiat Punto avvenuto in via Radesca il 16 settembre”. In quell’occasione, gli agenti procedettero al controllo degli avventori del bar, identificando un gruppo composto da Antonio Bernardo, Antonio Tufo, il minorenne A.C. e gli amici M.F., A.P.C., A.P.S. e C.D.Z., tutti nati tra il 2000 e il 2005. Fu quello l’episodio che accese i riflettori sulla banda criminale.
Bernardo e Tufo assidui clienti di “Gocce di Caffè”
Altro importante tassello dell’indagine venne posto il 29 settembre 2020 quando gli inquirenti acquisirono la denuncia sporta da Alfredo Traiano, nipote del defunto Francesco. Traiano, oltre a ricostruire le fasi della rapina e fornire l’elenco dei biglietti “Gratta e Vinci” asportati dai rapinatori, su specifica domanda circa i suoi sospetti sugli autori della rapina, riferì che visionando le immagini, “nutriva – si legge nell’ordinanza – forti sospetti su due assidui frequentatori del bar-tabacchi che casualmente, dal giorno della rapina, non avevano più frequentato il locale“.
Per il nipote di Francesco, uno dei rapinatori poteva essere Bernardo, un ragazzo “da lui ben conosciuto sin da quando era piccolo” e “il cui nonno era stato ucciso molti anni addietro nei pressi della chiesa di San Ciro” (si tratta di Antonio Bernardo detto ‘lo zio’, vittima di agguato nell’ambito di una guerra di mafia tra le batterie della Società Foggiana, ndr). Traiano riferì che sia il rapinatore che Bernardo “presentavano una caratteristica comune, ovvero nel camminare flettevano le gambe in una maniera tale da assumere un’andatura molleggiata”.
Il 23 ottobre successivo, Traiano riferì agli inquirenti di riconoscere in Antonio Tufo (l’altro frequentatore assiduo del bar) il rapinatore del quale, in sede di denuncia, non gli era sovvenuto il nome e che, durante la rapina, mentre si trovava all’interno del locale, “scagliò un posacenere verso uno dei dipendenti”.
Responsabili di altra rapina
Dalle carte dell’inchiesta spunta anche un’altra rapina, consumata il 12 settembre 2020, cinque giorni prima di quella al “Gocce di Caffè”. M.F., 17 anni, amico degli arrestati e il minore autore dell’omicidio vengono indicati dall’ordinanza del giudice come “componenti del gruppo resosi responsabile di una rapina in data 12 settembre”. Quel giorno quattro rapinatori, giunti a bordo di un’auto, fecero irruzione in una tabaccheria. Uno rimase alla guida del mezzo, mentre gli altri tre, tutti con passamontagna, uno armato di pistola, entrarono nell’attività commerciale costringendo il cassiere a consegnare il registratore di cassa, stecche di sigarette, francobolli e biglietti ‘Gratta e Vinci’. Al momento della rapina erano presenti alcuni avventori, uno dei quali fu schiaffeggiato.
Gli sbadigli della coppia
Fa scalpore la conversazione tra i genitori di uno degli arrestati. La coppia parlava della tragica rapina senza scomporsi per nulla, anzi il marito sbadigliava mentre indicava alla moglie l’autore dell’omicidio del povero Francesco. Famiglie, fidanzate e amici degli arrestati erano a conoscenza di tutta la vicenda ma hanno sempre preferito la via dell’omertà piuttosto che segnalare la questione agli organi inquirenti. “C’è gente adulta che non ha fatto nulla”, ha detto il questore di Foggia, Paolo Sirna in conferenza stampa.
Moglie: “Io non l’ho ancora capito, ma chi è quello cheeee ha fatto il servizio?”
Marito: “A.C.”
Moglie: “Quello del mercato?”
Marito: “Che ne so, noooo”
Moglie: “Quello della piazzetta (mercato rionale) è N.?!”
Marito: “Sì”
Moglie: “Aaaaah eccolo, A.! Il bruno! Quello che veniva sempre con lo scooterino!”
Marito: – Sbadiglia – “Eh!”
Moglie: “Mh”
Moglie: “Domani se mi ricordo devo telefonare a M…. se no mi sfugge, mah!… mi ricordi… (a bassa voce incomprensibile) – Sbadigli – (voce bassa incomprensibile) – Sbadigli –“. Infine, i due scendono dall’auto.
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