La maestra di Mattinata verso il rinvio a giudizio. La donna, M.L., 47enne manfredoniana, si è vista rigettare il ricorso dalla Corte di Cassazione contro la sospensione dal servizio. La maestra è accusata di maltrattamenti nei confronti di diversi bambini dell’asilo “Giorgi” di Mattinata, fatti risalenti al biennio 2018-2019. Soddisfazione è stata espressa dagli avvocati delle parti civili (i genitori delle vittime), Pierpaolo Fischetti e Michele Arena. Valido, dunque, l’impianto accusatorio e premiato in maniera incontrovertibile il lavoro investigativo dei carabinieri di Mattinata.
L’indagine partì a ottobre 2018 dopo che una bambina raccontò ai genitori di essere stata colpita con un calcio. Furono poi piazzate telecamere da parte dei militari che immortalarono altre scene poco edificanti. Ora la palla passa al gup a cui la procura chiederà il rinvio a giudizio della maestra. Richiesta già avanzata nel dicembre 2020 ma poi slittata a seguito dell’eccezione della difesa: un vero e proprio autogol posto che oggi il pm ha notificato a tutti i genitori dell’intera classe il provvedimento di conclusione delle indagini, dando modo così a ciascuno di essi di potersi costituire parte civile. Infine si passerà alla fissazione dell’udienza preliminare. Ad M.L. è contestato il reato di maltrattamenti “perché abitualmente ha maltrattato minori di età compresa tra i 2 e 5 anni che frequentavano la scuola materna ‘Giorgi’, ed a lei affidati per ragioni di educazione, istruzione e custodia”.
Gli insulti intercettati
Le vittime, bambini tra 2 e 5 anni, sarebbero state maltrattate fisicamente e moralmente. Le frasi proferite dalla donna ed ascoltate nei filmati sembrano tremende: “In culo a tua madre. Vai da lei a piangere. Fannullone e maiale”. Il tutto alla presenza di un’altra maestra, non inquisita ma che in un video viene inquadrata mentre trascina un bimbo sul pavimento. Nelle carte del gip si legge ancora: “La L., quotidianamente, per futili motivi, si rivolgeva ai bambini apostrofandoli con epiteti come “pazzo”, “cretino”, “maiale”, “scimunita”, “cretina patentata”, “incantata”, “sorda”, “cretinetto”, “provolone”, “deficiente”, “animale”, “bestia”, “svalvolati” e “baccalà””.
Ma non è tutto, nel rimproverarli, la donna si sarebbe lasciata andare ad altre pesanti volgarità: “Hai fatto schifo, ungul a mamt (in cu** a tua madre, ndr), ciuccione, vergogna. Ti faccio la mano lividi lividi. Ti do schiaffoni che ti faccio volare”. E ancora: “Non ce la fai a stare col culetto sulla sedia, ti faccio una faccia che non puoi vedere”. Oppure: “Mo tia dè nu scaff, tja fulmnè” (devo darti uno schiaffo, devo fulminarti, ndr).
Poi se sbagliavano a colorare: “Provolone, provolone io sono un quaquarone!”, avrebbe detto la maestra canticchiando. Le espressioni dialettali pare andassero per la maggiore: “Mannaghje a chi te stranet, glia abbuttè u moss (devo gonfiarti il muso, ndr), sto maiale. Tutti qua li abbiamo i maiali”. Ad un altro: “Un bimbo di 4 anni e mezzo ca c’ mett’ ancor u’ pannulon a nott’” (un bimbo di quattro anni e mezzo ancora con il pannolone la notte, ndr). “Se non ti senti bene stattene a casa con tua madre nel letto”. L’accusa poggia su decine di fotogrammi che mostrerebbero l’attività violenta e reiterata.