Spunta anche l’ex prefetto di Reggio Calabria, Michele Di Bari nelle carte del caso Suarez. Al vaglio degli investigatori c’è infatti il ruolo del Dipartimento libertà civili e immigrazione diretto proprio da Di Bari, originario di Mattinata ed ex viceprefetto di Foggia. La vicenda, ormai nota, è quella per l’ottenimento del passaporto comunitario del calciatore uruguaiano che la scorsa estate era in procinto di passare dal Barcellona alla Juventus. Nelle intercettazioni pubblicate dal Corriere della Sera, emerge il rapporto tra la ministra dei Trasporti Paola De Micheli e l’amico di infanzia Fabio Paratici, dirigente bianconero. Nel corso di conversazioni e scambio di messaggi whatsapp si sarebbe parlato anche di Di Bari. Ecco alcuni passaggi comparsi sulle testate nazionali in queste ore.
“La Juventus mi chiede notizie di questa richiesta di cittadinanza. Mi aiuteresti?“. Così Paola De Micheli al capo di gabinetto del ministero dell’Interno Bruno Frattasi in un messaggio inviato alle 11:34 del 3 settembre 2020. La vicenda è ricostruita dalla Procura di Perugia. Da quella richiesta si sarebbe innescato il meccanismo che ha portato all’indagine su vertici e dipendenti dell’Università per stranieri (dimessisi o sospesi), sul dirigente bianconero Fabio Paratici e due avvocati della società. La ministra – riporta il Corsera – allega gli estremi della pratica (mai conclusa) avviata in passato da Suarez ancora del Barcellona, e alle 17:14 Frattasi le trasmette la risposta ricevuta dal Dipartimento competente: istanza rigettata nel 2019 per mancanza di conoscenza della lingua italiana; “se, come credo, vogliono riproporre una nuova istanza di concessione possiamo supportarli“, in modo da “produrre correttamente quanto richiesto“. Quattro minuti dopo De Micheli spiega: “Trattasi di un giocatore che la Juve vuole comprare. Non ha fatto l’esame perché sta da 11 anni in Europa. Ma non lo ha scritto nella domanda. Quindi mi consigli di mettere in contatto la Juve con un tuo dirigente per accelerare?“. Risposta di Frattasi: “Sì, indirizzali a me, poi ci penso io“.
Il seguito l’ha raccontato lo stesso capo di gabinetto ai pm perugini. La stessa sera del 3 settembre lo chiamò l’avvocato della Juventus Luigi Chiappero, al quale trasmise il numero di telefono del prefetto Michele Di Bari, capo del Dipartimento per le libertà civili e l’immigrazione. E la ministra dei Trasporti svela nel verbale del 13 novembre scorso che la richiesta di aiuto per “accelerare” la pratica Suarez derivava da una telefonata ricevuta dal suo concittadino e amico d’infanzia Paratici: “Mi disse che la Juve stava comprando Suarez e l’accordo era quasi fatto… Si erano accorti che non aveva passaporto comunitario, cosa emersa a trattativa quasi conclusa, e quindi il requisito della cittadinanza era indispensabile per il buon fine dell’operazione”. Per il passaggio alla Juve dell’attaccante sembrava tutto fatto. I dirigenti bianconeri erano convinti che Suarez fosse già un cittadino comunitario. Ma Paratici, nel dubbio, scrisse al procuratore del calciatore: “Una pregunta por hacer seguro: Luis tiene pasaporte comunitario tambien, verdad?“. Risposta: “Buenos dias Fabio. No tiene pasaporte europeo“. C’era solo la vecchia domanda respinta.
Paratici racconta che a quel punto la pratica fu affidata all’avvocato Chiappero per capire se e come fosse possibile superare il problema, precisando che il legale fu contattato “sicuramente dopo il 5 settembre, mi pare il 6-7 settembre”. Ma stando a quanto riportato dal Corriere non sarebbe vero, visto che già la sera del 3 Chiappero chiamò al Viminale, e il dirigente juventino avrebbe omesso di nominare la De Micheli. Anzi, a specifica domanda su “eventuali interlocuzioni con il ministero dell’Interno o altri ministeri, sia con referenti amministrativi che politici”, avrebbe negato: “Escludo di aver avuto contatti con il ministero dell’Interno o con altri ministeri. La mia partecipazione sulla vicenda si ferma ad aver dato mandato all’avvocato Chiappero, come già riferito”.
Per questa risposta Paratici è indagato per false dichiarazioni al pm, e l’inchiesta prosegue per individuare altri eventuali coinvolgimenti e scoprire il motivo per cui — ottenuto il certificato di conoscenza della lingua italiana grazie all’esame organizzato dall’Università per stranieri di Perugia, contattata tramite il direttore sportivo Fabio Cherubini — la Juve mollò l’affare Suarez nonostante ci fossero ancora i tempi per ottenere la cittadinanza. Tanto più che, come ricordato dalla viceprefetta Antonella Dinacci, “l’urgenza della pratica era stata evidenziata dai miei superiori”.
“Il 10 settembre facemmo una riunione con lo staff di Chiappero nella quale fu chiarito – la spiegazione di Paratici – che il calciatore avrebbe seguito un corso online e che Suarez avrebbe tenuto l’esame il 17 settembre a Perugia ma intorno al 12-13 settembre Chiappero mi contattò e mi disse che, nonostante l’eventuale raggiungimento della certificazione linguistica non avremmo fatto in tempo a conseguire la cittadinanza entro il 5 ottobre (giorno di chiusura del calciomercato, ndr)”. I dubbi della procura restano.