
C’è tanta rabbia per la morte di Mario Nero, testimone chiave del processo Panunzio contro la mafia foggiana. L’uomo, 55 anni, è deceduto nella sua abitazione del nord Italia, trovato senza vita dalla compagna. Sulle cause sono in corso accertamenti. Intanto, l’associazione nata per commemorare l’imprenditore edile ucciso dai clan nel 1992, ricorda Mario Nero attraverso le parole, cariche di amarezza, del presidente Dimitri Lioi che a l’Immediato dichiara: “C’è una responsabilità fortissima dello Stato. Ma anche la comunità foggiana non ha saputo proteggerlo. Mario fece una cosa enorme (vide in faccia il killer e testimoniò al processo, ndr) ma fu abbandonato da tutti, lasciato anche dalla sua famiglia”.
Poi Lioi ricorda con rammarico un episodio del 2016: “Chiedemmo un riconoscimento simbolico dal Comune di Foggia ma non ottenemmo alcuna risposta. Fu un’autentica vergogna. E adesso la nostra rabbia è forte. Credo che Foggia dovrebbe farsi un bell’esame di coscienza. Mi aspetto di vedere come sarà ricordato. E mi aspetto qualcosa anche dal sindaco di Orta Nova (città natale di Nero, ndr)”. Secondo Lioi, “Mario non è mai stato aiutato. Organizzammo incontri a Foggia per parlare della vicenda. Lui comparve a volto scoperto ma tali eventi non gli portarono alcun sollievo, non trovò risposte ma solo muri di gomma. Nemmeno un’istituzione che gli dicesse: ‘Hai fatto la cosa giusta’“. L’unica soddisfazione, l’impegno in suo favore da parte del Teatro della Polvere di Foggia. L’attore Marcello Strinati gli dedicò un intenso monologo. “Ma istituzioni e gente comune dov’erano?”, conclude Lioi.