Cosa ho fatto di così malvagio? Ditemi su cosa ho sbagliato? Sono alcune delle domande risuonate da Palazzo di Città. In aula consiliare il presidente del Consiglio Leo Iaccarino che, a cuore aperto, dà la sua versione sui fatti di Capodanno e su tutto il risalto mediatico che quegli spari sul balcone hanno suscitato.
Rifarebbe tutto, quella è una pistola giocattolo e non impedirebbe ai suoi figli adolescenti e minorenni di usarla, se vogliono sparare per gioco, come ha ribadito a l’Immediato. Anche in una città di mafia. “Io non ho mai comprato le bambole ai miei figli”. Chi si aspettava attacchi e rivelazioni scottanti è rimasto deluso.
Ringrazia chi tra gli eletti gli ha mostrato solidarietà. Più dalle opposizioni forse. E cita Pippo Cavaliere che addirittura si è recato a casa sua per parlare con suo figlio, vittima oggi dell’attenzione morbosa di una intera città. A l’Immediato l’ingegnere aveva confidato questa sua chiacchierata, nella quale aveva anche spinto Iaccarino a dimettersi dopo l’immagine ormai deturpata che aveva dato di Foggia.
Se dopo l’incontro tra lui, suo padre Giacomo, il sindaco Landella e Bruno Longo non si è più dimesso è per la strumentazione che parte del centrodestra avrebbe fatto del video privato, trasformandolo e associandolo al video del mafioso che inneggiava alla malavita. Ma Iaccarino dice di restare ancorato nella sua coalizione.
“Rivoterei Landella – ha aggiunto –. Ho detto alcune cose perché la mia famiglia è stata attaccata, non è successo lo stesso quando altri membri di famiglie politiche erano al centro di indagini. Io non ho commesso nessun reato”.
“Oggi chiunque si chiami Iaccarino, anche tra i miei cugini, ha il marchio di pistolero. Ma bisogna vedere cosa c’era prima quel video, come si arriva a quel gioco. È chiaro che così arriva anche in Brasile”.
La mozione di sfiducia è stata depositata il 9 gennaio, il presidente ha 20 giorni di tempo per convocare il Consiglio. “Sarà la conferenza dei capigruppo a decidere la data più idonea, io non chiamerò nessun consigliere per convincerli a non votare contro di me”, assicura. “Se lo farò, invito gli organi di stampa a denunciarlo”.
Sotto in strada il padre Giacomo Iaccarino con gli occhi lucidi, non vuole rilasciare dichiarazioni ma si lascia scappare una breve battuta: “Mio figlio non ha nulla di cui scusarsi, se ha detto alcune cose sui social lo ha fatto d’istinto perché era stato attaccato”.