Classifica annuale de Il Sole 24 Ore. Foggia 100esima su 107. Va un po’ meglio rispetto alla graduatori di ItaliaOggi e La Sapienza di Roma. Al primo posto spunta invece Bologna. Ultima Crotone. Di seguito l’analisi del Sole. Qui invece l’articolo della testata economica con grafici e indicatori – CLICCA
Dall’ultima settimana di febbraio gli italiani sono stati investiti da un calvario di informazioni su contagi, decessi, affetti spezzati, relazioni sociali sospese, mobilità inceppata, attività economiche a rischio, posti di lavoro bruciati. Tra lockdown e quarantene come si misura la qualità della vita? La 31esima indagine del Sole 24 Ore sul benessere nei territori parte proprio da questo interrogativo. L’obiettivo dell’indagine – che analizza 90 indicatori, per la maggior parte (circa 60) aggiornati al 2020 in base agli ultimi dati disponibili – è raccontare come la pandemia da coronavirus ha impattato in modo differente sui territori. Per misurare l’emergenza sanitaria in corso, innanzitutto, è stato inserito tra i parametri l’indice dei casi Covid rilevati ogni mille abitanti, l’unico indice che è stato pesato maggiormente (in pratica, se ogni parametro vale 1/90°, i punti di questa classifica valgono doppio sulla media totale) per testimoniare come la diffusione dei contagi ha esercitato una pressione differente sui sistemi sanitari, sulle vite e sulla quotidianità delle persone. Le aree tematiche di analisi, tuttavia, rimangono invariate: Ricchezza e consumi; Demografia e salute; Affari e lavoro; Ambiente e servizi; Giustizia e sicurezza; Cultura e tempo libero. La classifica generale premia Bologna, al primo posto, che traina un po’ tutte le province dell’Emilia Romagna, di cui ben cinque su nove si incontrano tra le prime venti: oltre a Bologna, Parma (8ª), Forlì Cesena (14ª), Modena (15ª) e Reggio Emilia (17ª).
Milano perde 11 posizioni
Ad essere penalizzato è soprattutto il Nord dove si registra la diffusione più elevata del virus in rapporto alla popolazione residente. Le province lombarde hanno segno negativo, in peggioramento rispetto allo scorso anno, ad eccezione di Sondrio e Mantova. Colpita anche Milano – vincitrice sia nel 2018 sia nel 2019 – che perde 11 posizioni, dove cui pesa il crollo del Pil pro capite in base alle stime 2020, ma anche il nuovo indicatore sullo spazio abitativo medio a disposizione (con una media di 51 mq per famiglia). Dal consueto check up annuale sullo stato di “salute” dei territori italiani emerge un altro trend: la crisi penalizza le aree metropolitane più turistiche, come Venezia (33ª, in calo di 24 posizioni), Roma (32ª, -14), Firenze (27ª, -12) oppure Napoli (92ª, -11). E della mancanza di turisti risentono anche le località di mare: peggiorano le province di Puglia e Sardegna (fatta eccezione per Cagliari e Foggia), Rimini (36ª, perde 19 posizioni rispetto allo scorso anno), Salerno, Siracusa e Ragusa.
In controtendenza solo la Liguria, tutta in miglioramento, dove addirittura Genova (19ª) celebra la riapertura dopo il crollo del ponte Morandi recuperando 26 posizioni. Resistono, invece, le province dell’arco alpino (a partire da Bolzano e Trento: salde sul podio, al 2° e 3° posto), ma gli effetti della seconda ondata di contagi, partita a ottobre 2020, e le restrizioni alla stagione invernale non sono ancora misurabili.
La geografia dell’Italia digitale
L’analisi dei dati territoriali 2020 presenti nella Qualità della vita permette di rilevare – attraverso una selezione di dieci indicatori – i divari esistenti nel paese sul fronte dell’evoluzione digitale, che ha registrato una spinta senza precedenti e rappresentato un’àncora di salvezza per tanti settori, diventando un asset sempre più importante per il futuro.
La geografia dell’Italia digitale, però, non è per niente scontata. E l’arrivo del virus non ha trovato tutti pronti allo stesso modo. Tra i primati si rileva Firenze, premiata dall’indice di trasformazione digitale elaborato dal Forum Pa, mentre Viterbo è in testa per il numero di Spid erogate ogni mille abitanti, Monza per la quota di enti pubblici che si affidano alla piattaforma unica Pago Pa e, infine, Milano per l’incidenza di imprese che fanno ecommerce sul totale. La distanza tra le prime e le ultime in queste dieci pagelle fa emergere i gap da colmare.
È spostandosi al Sud, infatti, che emergono alcuni divari, ad esempio nella diffusione nei negozi di Pos per i pagamenti con carta: se a Rimini e Milano ce ne sono circa 10 attivi ogni 100 abitanti, a Barletta Andria Trani invece appena due. E nella penetrazione di internet veloce Sud Sardegna risulta la provincia meno “connessa”. Fa ben sperare, infine, il dato sui fondi europei per l’Agenda digitale spesi sul territorio: Bari e Potenza fanno da capofila con oltre 60 euro pro capite.
Come abbiamo misurato l’impatto del virus
Per evidenziare e comprendere meglio l’impatto della pandemia che ha sconvolto il 2020 – e inevitabilmente ha influito sulla la qualità della vita nelle province – l’indagine del Sole 24 Ore ha stretto il focus su 25 indicatori, aggiornati tra il 30 giugno e ottobre di quest’anno. Abbiamo voluto mettere in luce la variazione di ciascun parametro nel corso dell’anno o, in alternativa, rispetto allo stesso periodo del 2019, per evidenziare come la pandemia abbia cambiato profondamente (e stia cambiando) le nostre vite e i nostri territori.
Ad emergere è la crisi economica e sociale, per ora tenuta a bada da ammortizzatori, contributi e ristori statali: il Reddito di cittadinanza, per esempio, aumenta nelle grandi metropoli e al Sud. A Milano, dove gli assegni sono poco meno di 13 ogni 1.000 abitanti, tra dicembre 2019 e agosto 2020 ne sono stati emessi il 40,3% in più. A Napoli e Palermo si tocca quota 49 e 51,5 contributi ogni 1,000 abitanti, in salita del 36% e del 33,2 per cento. Tra gennaio e settembre 2020, invece, le ore medie di cassa integrazione autorizzate sul territorio nazionale per ciascuna impresa sono salite del 5.975,21 per cento, con la situazione aspra in tutte le province d’Italia.
Cresce la spesa sociale, ma solo per alcuni
Alcune aree hanno incrementato la spesa sociale per rispondere a bisogni come l’assistenza domiciliare e il trasporto di anziani e disabili. Lo rilevano i primi dati comunicati alla banca dati Siope (anche se bisognerà aspettare i bilanci consuntivi): Bologna registra un aumento pro capite del 53,9% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Ci sono, tuttavia, territori in cui, tra gennaio e giugno, la spesa sociale (salvo dati comunicati in ritardo) sembra calata molto rispetto allo stesso periodo 2019: Napoli fa segnare un -70,6 per cento.
Il dinamismo imprenditoriale, poi, caratterizza alcuni territori più inclini a cogliere le opportunità anche nella pandemia. In particolare, a Lecco (+30,77%), Prato (+29,69%) , Brindisi (+26,61%), e Matera (+26,23%) sono aumentate le imprese che fanno e-commerce, mentre il boom di start up si registra a Imperia (+200%) , Viterbo (+66,67%), Arezzo (+54,55%) e Siena (+50%).
È ancora forse troppo presto, invece, per tracciare un quadro affidabile delle attività più colpite dal Covid-19, alcune delle quali sono tuttora chiuse o fortemente limitate e molte delle quali hanno percepito ristori economici dallo Stato: dalle librerie ai ristoranti (anche mobili), passando per bar e palestre.
Cosa emerge dalle classifiche
I dati raccontano cosa sta cambiando, ma i bilanci sull’impatto della pandemia sono ancora prematuri. Per il momento sembra che la crisi stia colpendo soprattutto i territori che tradizionalmente occupano la parte più alta della graduatoria ma senza riuscire a trascinarli sul fondo. Come se quello che sta succedendo non riuscisse a schiacciare tutto il resto, i livelli di benessere acquisiti e le opportunità che i territori offrono ai cittadini.
Il Sud, infatti, resta fermo nella parte bassa della classifica, con i sui problemi di sempre. Le aree metropolitane del Mezzogiorno guadagnano posizioni al capitolo Demografia e salute, proprio perché il virus ha picchiato più duro altrove, ma restano sul fondo nelle altre categorie dove pesano i divari strutturali ereditati dal passato. (fonte IL SOLE 24 ORE, ARTICOLO di Marta Casadei e Michela Finizio)