Anche al Lastaria la tenda degli abbracci. Verrà inaugurata a breve nei reparti di Medicina, Geriatria e Lungodegenza diretti dal dottor Massimo Zanasi la tenda che permette ai pazienti di poter incontrare i familiari. “I reparti sono chiusi ormai da mesi e nessun familiare può fare visita ai congiunti ricoverati”, ha riferito il dottor Zanasi. “In questo periodo di Covid e con l’avvicinarsi del Natale vogliamo fare in modo di alleviare la solitudine dei nostri pazienti”. La tenda verrà consegnata dal comitato “Io sto con il Lastaria” e permetterà di perseguire le finalità di umanizzazione delle cure che sono alla base del nostro operato, perché le medicine da sole non curano tutto”. L’iniziativa prende spunto da quanto realizzato dall’Rsa Sacro Cuore di Brugnato in provincia di La Spezia.
“Abbiamo già fatto il primo sopralluogo e presto attiveremo il servizio – commenta Zanasi -, daremo la possibilità anche agli allettati di poter vedere i propri cari. L’area sarà igienizzata costantemente, mentre l’afflusso e il deflusso dei parenti sarà regolato in maniera rigorosa. Grazie alle donazioni del comitato e alla disponibilità del direttore generale del Riuniti, Vitangelo Dattoli, potremo finalmente attivare quest’area importantissima per una struttura come la nostra, di medicina geriatrica a sfondo riabilitativo. La riduzione dell’isolamento sarà un elemento di notevole impatto anche sui percorsi di salute”. Attualmente, nell’ospedale Covid free sono ricoverate una trentina di persone, su una disponibilità complessiva di cinquanta posti letto. “Purtroppo c’è ancora il problema del timore di recarsi in ospedale per patologie diverse dal Coronavirus – chiosa ancora il dirigente -, ma nel mio reparto effettuiamo screening settimanali (a volte anche più volte a settimana), e il personale ha una dotazione di dispositivi di protezione di livello elevato. Per fortuna, con l’attivazione degli ambulatori, stiamo recuperando molte delle attività che erano state ‘sospese’ dalla pandemia. Non possiamo permetterci – conclude – di trascurare l’assistenza di una popolazione con patologie che richiedono una continua attività di supporto e assistenza”.
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