Il giudice dell’udienza preliminare del Tribunale di Bari ha condannato, in primo grado e con rito abbreviato nel processo “Decima Azione”, alcuni tra i più noti esponenti delle consorterie mafiose di Foggia, per svariati reati riconducibili, soprattutto, a condotte di estorsione in contesto mafioso.
Nel processo, l’associazione intitolata a Giovanni Panunzio, ucciso nel 1992 per essersi ribellato al racket mafioso e per aver denunciato i propri estorsori, si è costituita quale parte civile.
“Il giudice ha condannato gli imputati ritenuti responsabili dei reati a loro ascritti al risarcimento del danno a favore della nostra associazione e delle altre parti civili, da determinare in separata sede avanti il competente giudice civile – scrivono dall’associazione in una nota -. Tenendo conto del fatto che si tratta di una condanna di primo grado, non definitiva e per la quale presumibilmente i condannati ricorreranno in Appello, nel momento in cui le condanne dovessero essere confermate procederemo celermente con il nostro legale a citare in giudizio i soggetti condannati per ottenere da loro il risarcimento che spetta alla nostra associazione.
Questo traguardo lascerebbe il segno – continuano -: dai tempi del processo “Panunzio” che, nel 1994, condannando i mandanti dell’omicidio dell’imprenditore edile certificò la presenza della mafia a Foggia, il nome di Giovanni Panunzio è tornato e tornerà ancora a risuonare in un’aula di giustizia, per chiedere agli imputati, se saranno condannati in via definitiva, il risarcimento dei danni per le loro gravi condotte descritte nei numerosi capi di imputazione.
La memoria di Giovanni Panunzio vive e opera ancora oggi, non come sterile commemorazione, ma come parte attiva nella lotta contro la mafia, spronandoci a non arretrare mai di fronte alla prevaricazione mafiosa, spronando gli stessi imprenditori taglieggiati a reagire, a vincere la paura, a denunciare e a costituirsi insieme a noi e alle Istituzioni nei processi che li vedono come vittime. Perché noi tutte e tutti insieme siamo più forti, possiamo sconfiggere la mafia e oggi non si è più soli come un tempo”.
“Ringraziamo pubblicamente l’avvocato Mario Aiezza – evidenziano i rappresentanti dell’associazione antimafia – per aver assunto il patrocinio della nostra associazione, in un processo così rilevante per l’intera comunità foggiana, e per il suo operato professionale.
Riteniamo importante riportare qui una sua dichiarazione sugli aspetti più tecnici della sentenza di oggi: ‘Non si può mai esultare o essere soddisfatti dinanzi ad una pronuncia, seppure ancora di primo grado, che irroga pene restrittive della libertà personale così elevate, si può, però, registrare con estremo favore il riconosciuto diritto al risarcimento del danno anche nei confronti dell’associazione intitolata a Giovanni Panunzio, che ho rappresentato in questo processo, e al contempo evidenziare come questa pronuncia di primo grado, seppure in attesa delle motivazioni, ribadisca la sussistenza di un sodalizio criminale nel nostro territorio’“. (In alto, Giovanna Belluna Panunzio, nel riquadro l’imprenditore edile ucciso nel ’92)