Sono 9 i positivi al Covid su 51 ricoverati nella struttura di riabilitazione “Gli Angeli di Padre Pio” a San Giovanni Rotondo, 7 invece si sono negativizzati. I dati sono “notevolmente incoraggianti”, spiegano nel terzo bollettino della Fondazione Centri di Riabilitazione Padre Pio Onlus, diramato per fornire aggiornamenti dopo il focolaio registrato qualche settimana fa.
“Sono pervenuti i risultati dei tamponi effettuati dal SISP ad assistiti e dipendenti del presidio territoriale – comunicano -, e nessuno dei dei circa 110 dipendenti in servizio è risultato positivo al virus. Dunque, permangono solo 2 dipendenti positivi registrati durante lo screening della volta precedente. Per i presidi presenti sul territorio, invece, non risultano assistiti attualmente positivi su migliaia di accessi. 7 dipendenti sono positivi, già registrati durante gli screening precedenti su circa 360 dipendenti, mentre 6 dipendenti sono in attesa di tampone”. “Le azioni messe in campo, il sacrificio di utenti, famigliari e operatori sta pagando spiega il direttore dell’area sanitaria della Fondazione e direttore sanitario del Presidio ‘Gli Angeli di Padre Pio’, Serena Filoni -. Con notevoli difficoltà, tensioni, paure, ma alto senso del dovere e di appartenenza, ci siamo ritrovati tutti in un abbraccio virtuale per sconfiggere la bestia e il dolore che sta procurando. Per questo, non smetterò mai di ringraziare di cuore tutto il personale che sta prestando servizio in prima linea, senza benefit, senza premi, senza rinnovi contrattuali perché per loro, a sentire le Istituzioni che ci governano, “soldi non ce ne sono”. Che umiliazione … Noi, intanto, ogni giorno, ogni notte preghiamo Dio e San Pio che ci diano la forza di resistere e di proteggere tutti, ma in maniera particolare di allontanare lo spettro del contagio dalle persone più fragili”. “È una battaglia che dobbiamo vincere a tutti i costi e dobbiamo farlo con l’esercito giusto, strumenti e armi migliori. Abbiamo bisogno di risorse e tempestività. Non lasciateci soli”, chiosa Giacomo Francesco Forte, direttore dell’area strategica, comunicazione & marketing della Fondazione.
“Le strutture sanitarie vanno ripensate – continua -, i requisiti strutturali e organizzativi rivisti: chiediamoci in quali comunità il virus si è propagato più velocemente e in maniera esponenziale e in quali no; iniziamo a pensare a stanze di degenza con un solo posto letto; soggiorni per incontrare i propri famigliari con tecnologie che garantiscono il distanziamento; sistemi di ventilazione che impediscano la propagazione di droplet. Intanto, non restiamo fermi: è stato piantato un seme e sta nascendo una piantina che viene curata da tutto il personale e che sta crescendo grazie all’amore dei nostri assistiti: il Reparto di Riabilitazione Covid-19”. Fare di necessità, virtù. Tendere un’altra mano ai pazienti affetti dalla Covid-19, sia che presentino problemi respiratori conclamati, sia che mostrino molti altri sintomi che necessitano di una riabilitazione specifica: disabilità neuromotorie; disabilità ortopediche; disabilità cardiologiche; disabilità cognitive e psicologiche. Nella fase acuta – conclude -, caratterizzata principalmente da disturbi respiratori, la gestione del paziente prevedrà frequenti cambi di postura e l’utilizzo di tecnologie particolari in dotazione alla struttura. Dopo la fase critica, bisognerà pensare alle conseguenze muscolo-scheletriche legate al prolungato allettamento; a normalizzare la nutrizione e a dedicarsi alla sfera cognitivo-emotiva. Col tempo, bisognerà invece affrontare le problematiche psichiatriche: disturbi da stress-post traumatico, ansia e depressione non solo per gli utenti ma, ahimè, anche per gli operatori”.