“Siamo sull’orlo di un precipizio”. È uno sfogo amaro quello del medico di Cerignola Michela Rauseo, dirigente medico della Rianimazione del Policlinico Riuniti di Foggia. Più che un aggiornamento sull’emergenza Covid è una vera e propria richiesta di aiuto nelle ore in cui gli ospedali pugliesi cercano di arginare il picco dei nuovi casi Covid-19.
“Sono appena rientrata a casa da un trasporto per un paziente in altra struttura – racconta Rauseo -. Viaggio in ambulanza, bardati, paziente delicato. I posti sono praticamente terminati in tutta la Puglia e il pronto soccorso del nostro policlinico è al collasso”.
“Quindi, pensa a come garantire una chance a tutti, e se il posto non ce l’hai, parti in piena notte, mentre i colleghi stanno intubando altri tre pazienti e altri aspettano di essere valutati, desaturano, necessitano di ventilazione e di un posto letto. Siamo ancora a fine ottobre, proiettati non verso l’estate, ma verso il peggio”, aggiunge il medico.
“Siamo ancora a fine ottobre, con addosso il macigno di una mancata organizzazione. Abbiamo bisogno di aiuto, abbiamo bisogno di posti letto, ospedali da campo o tende attrezzate. Non lo so quanto tempo abbiamo, per dedicarci a strutture in muratura e percorsi adatti. Sappiamo solo che la popolazione che si ammala sta subendo un incremento vorticoso e non c’è spazio per tutti. È come una diga senza più argini. Non riusciamo ad arginare la popolazione grave, delicata, affetta da polmonite, che necessita di ospedalizzazione e cure intensive”.
“Questa – spiega Michela Rauseo- non è polemica, questo è l’urlo disperato di chi alle 14 tornerà in turno, mettendo da parte tutto, cercando di rimanere concentrata, prestando un servizio senza battere ciglio. Non si discute sulla volontà di lavorare, ma sul come farlo. E mentre intubi un paziente, convinci L’altro a pronarsi, devi pure comunicare in piena notte per cercare la soluzione al ‘dove lo mettiamo’. Tutto è diventato routine, vestirsi svestirsi, tamponarsi, controllarsi, stare attenti, isolarsi, vivere alienati da tutto il resto, solo per dare il meglio”, aggiunge il dirigente medico dei Riuniti.
“Gestire i posti letto non ci compete, per quello ci sono le autorità. La catena non si spezza e il meccanismo non si inceppa solo se ciascuno fa la sua parte. Non siamo eroi, ma non siamo neanche macchine da guerra. Metteteci nelle condizioni di poter dare l’opportunità e l’accesso alle cure a chiunque ne abbia bisogno. Non ce lo possiamo permettere di sentirci stanchi o di tirare i remi in barca, é solo l’inizio. Ma senza la certezza di un dove, ogni sforzo sarà vano”, conclude Michela Rauseo.