Sono arrivate nelle scorse ore le condanne del processo “Retis” contro cinque manfredoniani accusati di traffico di droga. I giudici hanno inflitto quasi 28 anni di galera agli imputati, tutti coinvolti nel blitz dei carabinieri dello scorso febbraio. Al termine dell‘abbreviato (sconto di un terzo della pena), il tribunale ha condannato a 8 anni di reclusione e 40mila euro di multa Alexander Thomas Pacillo, 34enne sipontino alias “U’ Ciaciut”, ritenuto al centro del giro illecito di stupefacenti. Il pm aveva chiesto 6 anni.
Condannato anche Francesco Giandolfi, 33 anni, per lui 6 anni e 2 mesi di carcere e 28mila euro di multa per spaccio. E ancora: 4 anni e 2 mesi e 20mila euro di multa per Michele Falcone, 51 anni; mentre alla moglie Teresa Vessio di 36 anni, sono stati inflitti 5 anni e 2 mesi e una multa di 24mila euro. Infine, 4 anni e 4 mesi e 22mila euro di multa a Christian Contestabile, 26 anni.
Stando all’inchiesta di procura e carabinieri, “U’ Ciaciut” si era messo in proprio, allestendo un’organizzazione di insospettabili per detenere e spacciare cocaina. Tra i suoi sodali anche la coppia composta da Falcone e Vessio; quest’ultima nelle intercettazioni parlava così: “I carabinieri lo sanno che non è materia di mio figlio, sanno che sotto ci sta qualcos’altro: si è trovato in un momento, ha visto i soldi facili. Lui non doveva fare nulla, ha accettato, è andata male”. La donna parlava così del 20enne figlio, il primo a cadere del gruppo di Pacillo. La Vessio “rivelava la presenza di un dominus – scrisse il gip nelle 24 pagine dell’ordinanza Retis – che aveva coinvolto il figlio allettandolo con la promessa di ‘soldi facili’“.
Secondo l’accusa, il ragazzo era “stipendiato”” da Pacillo per custodire coca. In “Retis” emerse che uno dei componenti del gruppo incassava 800 euro al mese per nascondere la droga. Il ruolo di Pacillo sarebbe stato predominante; in un’intercettazione sarebbe stato protetto dalla coppia. A febbraio del 2019 marito e moglie furono convocati in procura ma i due si misero d’accordo per non tirare in ballo il proprio capo. Falcone: “Se dicono il nome del ciaciotto…”, la Vessio: “Pure se dice il nome del ciaciotto, tu non lo conosci. Tu spiegazioni a lei (al pm, ndr) non gliene devi dare. Se fa il suo nome e cognome tu dici: ‘a me non risulta, vedi che di Ale non ce ne sta solo uno a Manfredonia’”.
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