Alexander Thomas Pacillo detto “u’ ciaciut” era a capo di un gruppo di spacciatori di Manfredonia sgominato con l’operazione “Retis”. Un’organizzazione che vendeva cocaina sotto l’egida di Pacillo, volto noto alle forze dell’ordine. I carabinieri escludono, al momento, legami con la mafia. Si parla di pacifica convivenza tra clan e spacciatori comuni.
In passato Pacillo fu pizzicato in un’altra operazione contro il traffico di stupefacenti, blitz “Balloons”, nome ispirato ai palloncini dove veniva nascosta la droga. Protagonista sempre la cocaina. Nel marzo 2018, “u’ ciaciut” fu arrestato insieme ad altre sette persone tra le quali Luciano De Filippo, noto venditore di droga foggiano, coinvolto anche in “Ultimo Avamposto”, operazione che scoperchiò gli affari illeciti tra Foggia, Manfredonia, Vieste e Pescara. Nell’ordinanza “Balloons”, De Filippo venne indicato vicino ai foggiani Francavilla, con un ruolo di “deus ex machina” nelle attività criminose.
Ultimamente “u’ ciaciut” si era messo in proprio, allestendo un’organizzazione di insospettabili per detenere e spacciare polvere bianca. Tra i suoi sodali anche una coppia composta da Michele Falcone e Teresa Vessio; quest’ultima nelle intercettazioni parlava così: “I carabinieri lo sanno che non è materia di mio figlio, sanno che sotto ci sta qualcos’altro: si è trovato in un momento, ha visto i soldi facili. Lui non doveva fare nulla, ha accettato, è andata male”. La donna parlava così del 20enne figlio, Giuseppe Pio Silvestri, il primo a cadere del gruppo di Pacillo. La Vessio “rivelava la presenza di un dominus – scrive il gip nelle 24 pagine dell’ordinanza Retis – che aveva coinvolto il figlio allettandolo con la promessa di ‘soldi facili'”.
Secondo l’accusa, Silvestri era “stipendiato” da Pacillo per custodire coca. In “Retis” è emerso che uno dei componenti del gruppo incassava 800 euro al mese per nascondere la droga. Il ruolo di Pacillo era predominante; in un’intercettazione viene anche protetto dalla coppia. A febbraio del 2019 marito e moglie furono convocati in Procura ma i due si misero d’accordo per non tirare in ballo il proprio capo. Falcone: “Se dicono il nome del ciaciotto…”, la Vessio: “Pure se dice il nome del ciaciotto, tu non lo conosci. Tu spiegazioni a lei (al pm, ndr) non gliene devi dare. Se fa il suo nome e cognome tu dici: ‘a me non risulta, vedi che di Ale non ce ne sta solo uno a Manfredonia'”.