Il MoVimento 5 Stelle è ad un bivio storico dalla sua nascita al Teatro Smeraldo l’8 marzo del 2009 o come altri indicano il 4 ottobre. Con Davide Casaleggio che ha staccato la spina ad alcuni servizi cruciali della piattaforma Rousseau e che è disposto a spegnere il sogno della democrazia diretta se il MoVimento si trasformerà in un partito agli Stati Generali finisce un’epoca, cominciata coi meetup, col VaffaDay e con i banchetti territoriali.
Molti attivisti, in realtà, in provincia di Foggia si erano già allontanati, delusi da divisioni e da numerosi scontri nei momenti elettorali e nelle indicazioni delle candidature da votare sulla piattaforma. Un esempio su tutti la chiusura della storica sede dell’ex Singer.
“Ci sono stati diversi cambiamenti nel movimento che gli attivisti hanno vissuto quasi subendone nel rapporto tra base e portavoce – osserva un attivista foggiano della primissima ora che preferisce rimanere anonimo -. Rousseau è stato il ponte tra portavoce e base in cui chi viveva il territorio poteva dare un apporto importantissimo ai portavoce in Parlamento. Senza Rousseau il MoVimento rischia una deriva partitica, rientra in dinamiche lontane, che combatteva prima e che aveva fatto avvicinare tanta gente. Mi auguro che Rousseau venga preso in mano dal M5S perché è uno strumento importantissimo per portare le istanze della gente direttamente in Parlamento, senza passare da conoscenti e rapporti diretti. Senza la piattaforma si perde uno storico del Paese reale inimmaginabile, chi viene eletto si perde la visione di presente, si allontanano così gli elettori.
Ci sono tante proposte su Rousseau da parte degli attivisti, bloccare Rousseau significa staccare i portavoce dagli attivisti sul territorio, che nel loro piccolo portano avanti delle battaglie. Maturare questo distacco significa perdere visione e impegno concreto per il presente e per il futuro”.
Critico ormai da tempo Luigi La Riccia, uno dei primi attivisti della provincia di Foggia. “I portavoce non rispondono più a chi li ha eletti sul territorio, perché gli eletti per lo più non sono attivisti, ma sono persone ormai prese dalla società civile. Serve la Democrazia partecipativa, che si chiami Rousseau o in un altro modo poco importa, la democrazia diretta è stata tradita, questa è una battaglia per il controllo del simbolo del M5S, ma già nel dicembre 2017 la piattaforma fece fuori attivisti che sarebbero stati eletti alle Parlamentarie e poi alle Politiche. Così è un MoVimento che va alla morte secondo me, il problema non è più Rousseau ma i parlamentari che non hanno più nessun rapporto con la base”.
Il senatore Marco Pellegrini è un attivista della primissima ora, anche lui non crede alla possibilità di perdere lo strumento di Rousseau, dove ha presentato la sua più importante battaglia divenuta iniziativa di legge. “Il M5s nasce con la volontà precisa di coinvolgere quanti più cittadini possibili in tutte le decisioni politiche che impattano sulla vita degli italiani. Questa partecipazione massiccia e costante può essere assicurata in maniera semplice dall’uso di una piattaforma tecnologica”, spiega a l’Immediato.