Pesanti richieste di condanna nel processo per l’agguato al 35enne Giovanni Cristalli, scampato alla morte a Vieste il primo pomeriggio del 14 ottobre 2019. Alla sbarra il 24enne Michele Notarangelo per il quale la Dda ha chiesto 14 anni e 4 mesi di reclusione e Michele Pinto, 25enne, per quest’ultimo invocati 14 anni.
Notarangelo è ritenuto colui che materialmente esplose i colpi d’arma da fuoco all’indirizzo di Cristalli nel centralissimo corso Fazzini. Pinto, invece, avrebbe passato l’arma all’amico e ci sarebbe anche un filmato a dimostrarlo. Gli imputati respingono le accuse: Notarangelo ha ammesso di aver sparato ma non con l’intento di uccidere. Avrebbe parlato di vicende sentimentali, negando alcun interesse di natura mafiosa dietro l’agguato. Secondo la Dda, invece, il tentato omicidio sarebbe scaturito in seguito ad una frattura interna al clan Raduano, egemone a Vieste dopo la morte del boss rivale, Girolamo Perna.
La guerra tra i Raduano e gli Iannoli-Perna sarebbe incentrata sulla volontà da parte dei due schieramenti di imporsi nel controllo del territorio e del traffico di droga. Un odio acuito dalla contesa sui giovani spacciatori da accaparrarsi.
Il ferimento di Cristalli si inserisce nella lunga scia di sangue che dal gennaio 2015 all’ottobre 2019 ha contato nel centro garganico 10 morti ammazzati, 1 lupara bianca e 6 tentativi di omicidio.
Decisivo per l’arresto di Notarangelo e Pinto fu un testimone, fatto più unico che raro nel mondo della malavita garganica. “Per la prima volta – disse l’ormai ex capo della Dda, Giuseppe Volpe – la persona che accompagnava la vittima ha collaborato con gli inquirenti. – La realtà garganica è tale che è quasi impossibile ottenere dichiarazioni accusatorie. Speriamo che sia il segno di un mutamento dei tempi”. (In alto, il procuratore Volpe e Michele Notarangelo; sullo sfondo, il luogo dell’agguato a Cristalli)
+++ Leggi “La Gomorra di Vieste” +++