
Angelo Riccardi si affida al grande Totò per rispondere a Michele Bordo, l’onorevole manfredoniano del Pd, un tempo amico dell’ex sindaco sipontino. Cita “Totò a colori”, la famosa scena nel treno con l’onorevole, e attacca anche Paolo Campo, definito “compare” del deputato dem.
Riccardi e Bordo sono ormai ai ferri corti dopo le ultime schermaglie e le accuse reciproche (LEGGI QUI). Dopo l’intervista dell’onorevole alla nostra testata, ecco che oggi l’ex primo cittadino torna alla carica. “Illustre (?!?!) onorevole, se la tua risposta è giunta dopo ore di riflessione, la mia replica la faccio subito, perché le tue affermazioni sono veramente ridicole – si legge in una nota diffusa da Riccardi –. Innanzitutto, non comprendo come mai tu ti sia sentito chiamato in causa, tanto da ipotizzare fantomatiche ed infondate azioni giudiziarie. Poi, ho notato che hai saputo descriverti benissimo quando hai indicato i miei pretesi tratti caratteriali che, contrariamente a quanto asserisci, sono propri esclusivamente della tua persona: tracotanza, arroganza, superficialità ed inadeguatezza. Queste ‘qualità’, infatti, appartengono a te soltanto, e non a me”.
Poi aggiunge: “Sul rispetto e sulla conoscenza delle istituzioni avrei tanto da insegnarti, caro il mio diplomato ‘in corno’. Ma sulle furbate fatte sottobanco, il maestro sei tu. Quando dici, ad esempio, che l’impresentabilità di un candidato alle elezioni non può essere sollevata da un singolo parlamentare, ma viene dichiarata dalla Commissione Antimafia, perché non precisi anche chi ne fa parte?
Col tuo violento e gratuito attacco nei miei confronti, non hai fatto altro che ammettere pubblicamente quanto tu ti sia prodigato per evitare la mia candidatura alle imminenti elezioni regionali. Dopo la Gentile candidata a Bari e Lecce – ed è oltremodo vergognosa la vostra ipocrisia di esservi pubblicamente spesi a favore delle candidature femminili e della parità di genere in Consiglio -, bisognava occuparsi di me, per consentire al tuo compare di avere più chances alle prossime elezioni regionali. Sono sicuro che, con la mia candidatura personale, avresti preso l’ennesimo schiaffo da chi i voti e gli incarichi politici se li è sempre sudati mettendosi in gioco, confrontandosi con elettori ed avversari, diversamente da te, che non hai mai ricevuto direttamente preferenze dagli elettori e ti sei sempre blindato dietro un listino. Credo anche che sarebbe molto difficile, in caso di tua candidatura quale consigliere al Comune di Manfredonia, ricevere un numero notevole di suffragi, perché non hai mai amato veramente la nostra città e ti sei dedicato solo e soltanto a fare ‘chiacchiere’”.
Riccardi è un fiume in piena e nel suo intervento non poteva mancare un passaggio sullo scioglimento per mafia del Comune: “Ti garantisco che su tutte le vicende relative allo scioglimento del Comune di Manfredonia, alla pronuncia giudiziale e alla mia mancata candidatura, andrò sicuramente fino in fondo per chiarire tutto ciò che è accaduto. A proposito di incarichi dati ai legali, ti ricordo di far presente al tuo (e se non lo fai tu ci penserò io) che hai dichiarato pubblicamente nella tua intervista di non avere mai conosciuto ed incontrato i magistrati che mi hanno giudicato. Poi, hai aggiunto: ‘Anzi, non ne conosco neanche i nomi’. Ebbene, se non ne conosci ‘neanche i nomi’, come fai a dire di non averli mai incontrati? E poi, come mai ti sei sentito tirato in ballo?
Infine, sottolineo un passaggio che mi ha fatto sorridere, quando hai riferito queste parole: ‘Subito dopo [le Regionali, ndr], con grande umiltà, credo che il nuovo gruppo dirigente del partito di Manfredonia si metterà al lavoro per concorrere alla costruzione di un’alleanza larga e civica che possa candidarsi alla guida della città con l’obiettivo di rifondarla dopo i disastri degli ultimi anni’. Dalle tue parole si evince chiaramente che il remunerato posto in Parlamento che dura da ben 184 mesi (con oltre 2 milioni di euro di compenso, fortunatamente per te; purtroppo per la città) ti ha fatto allontanare così tanto da Manfredonia, che nemmeno ti rendi conto che tu e il tuo pupillo siete parte integrante e sostanziale del disastro di cui parli.
Vergognati onorevole per quanto detto, perché le tue parole fanno comprendere, ancora una volta, che non conosci i problemi del nostro territorio ed i tuoi sforzi sono tesi unicamente ad ottenere un unico risultato: mantenere il più a lungo possibile la tua carica di parlamentare e la carica del tuo compare. Caro onorevole, ma mi faccia il piacere!”