Sulle assegnazioni controverse di case popolari indaga la Procura di Foggia, dopo aver ritirato faldoni di documentazioni degli ultimi 4 anni di emergenza abitativa in città. Nei giorni scorsi si sono tenute interrogazioni a tappeto. Sono stati chiamati tutti i dipendenti e le due diverse funzionarie dell’Ufficio Casa di via Gramsci al Comune di Foggia e con loro i due delegati al ramo che si sono avvicendati, Saverio Cassitti e Antonio Bove.
Come l’Immediato scrive da settimane, al centro delle indagini ci sarebbero più case al Candelaro assegnate a soggetti particolari e poi rivendute a circa 20mila euro ad alloggio e le assegnazioni di via Lucera dove alcuni appartamenti delle palazzine, lasciati volutamente senza allacci del gas, sono ancora vuoti perché gli assegnatari preferiscono vivere ancora nelle case abusive che dovrebbero essere abbattute secondo il piano di riqualificazione (forse anche loro in attesa di vendere le case popolari al miglior offerente).
“Ho finito il mio mandato ad aprile, le assegnazioni sono iniziate a giugno, in procura mi hanno chiamato per sapere della graduatoria e del perché non fosse mai stata pubblicata dopo 4 anni. Il bando risale al febbraio 2017, le persone spesero anche 100 euro per partecipare. Avemmo 820 persone, è stato un bando poco pubblicizzato, sappiamo tutti che il fabbisogno di case va ben oltre le 800 famiglie. Io mi sono occupato di solo due assegnazioni: quella del disabile Michele, che finì da Barbara D’Urso e di un’altra famiglia, i D’Aloia con 3 femminucce figlie di persone molto indigenti, che vivevano in una stanza di 20 metri allo Scillitani per la quale il Comune pagava 84mila euro l’anno. Il tutto è nato quando la bambina ebbe l’intonaco in testa. Ho sempre lavorato per la gente bisognosa”, rileva Cassitti.