
Ha sollevato un vespaio social la trasmissione di Rai 1, “Cose Nostre” andata in onda ieri sera ed incentrata sulla storia della mafia garganica. La faida tra montanari, poi quella con i manfredoniani, infine la strage di San Marco in Lamis. In mezzo, tanto sangue: omicidi, tentati omicidi, vendette e rivalità. Boss ammazzati ed altri arrestati. Una lunga storia sconosciuta a gran parte dell’Italia, abituata ad accostare la parola mafia alle organizzazioni siciliane, ndranghetiste o camorristiche. Ma la mafia è stata riconosciuta tale, ormai da tempo, anche in provincia di Foggia. Dal capoluogo dauno fino al promontorio, passando per San Severo e Cerignola.
Ma il focus sulla criminalità, raccontato in prima serata ed in piena estate, ha scatenato le ire di molti operatori turistici e semplici cittadini che sui social hanno espresso il proprio malcontento. In buona sostanza, va bene parlare di mafia ma perché farlo adesso, nel bel mezzo di una stagione estiva già tormentata dall’emergenza sanitaria? La Rai parla della provincia di Foggia solo per descriverne i lati negativi? Ma c’è anche chi ha apprezzato la volontà della Rai di accendere i riflettori su una realtà fino adesso poco conosciuta al resto della nazione.
Insomma, pareri discordanti e diatribe social: “Ci sono anche tante cose positive sul Gargano”, sbotta un operatore turistico, “invitiamo la Rai a farsi un giro dalle nostre parti”.
Forse la trasmissione non ha brillato per tempestività, confinata a luglio e in un periodo già complicato per il turismo. Occorrerebbe piuttosto che la Rai inserisca a pieno regime fatti e storie della provincia di Foggia nei palinsesti che contano, quelli autunnali e invernali, per continuare a parlare della criminalità organizzata di oggi, così come dei lati positivi di cui è piena l’intera Capitanata. La trasmissione sulla mafia garganica > CLICCA QUI