Dopo la nota sferzante del Pd e la poesia di difesa di Michaela Di Donna arriva ora da parte del leader dell’opposizione Pippo Cavaliere una lettera al sindaco di Foggia Franco Landella, sempre inerente la lettera di accompagnamento ai pacchi solidali allegata dal primo cittadino.
Ecco quanto scrive l’ingegnere.
“Caro Sindaco, ritengo doveroso evidenziarLe delle osservazioni in merito alla lettera da lei indirizzata ad alcuni cittadini che hanno beneficiato di un pacco di generi alimentari, frutto della generosità dei cittadini foggiani.
Ritengo che ciò che Lei ha inviato ad alcune famiglie foggiane non è un “piccolo dono“, come Lei l’ha definito, in quanto dare ai bisognosi l’indispensabile per sopravvivere significa restituire loro il dovuto, qualcosa di cui hanno pieno diritto, giammai un dono! E poi un atto di solidarietà, in quanto tale, tende a perdere valore, a svilirsi, allorquando si tende ad enfatizzarlo.
Inoltre avrebbe dovuto assicurare ai destinatari della sua missiva, che essi sono presenti non solo nei Suoi pensieri (cioè del solo sindaco), ma anche nei pensieri di tutti i cittadini foggiani, che non perdono occasione di dimostrare grande cuore e generosità. Ha perso così un’ottima occasione per trasmettere, in un momento così difficile e delicato, quel senso di vicinanza, di fratellanza, di calore, di affetto, di solidarietà da parte di noi cittadini nei confronti di chi soffre, quei sentimenti che ci uniscono e ci rafforzano, che ci danno la forza di sperare nel domani e di credere nel prossimo, quei sentimenti cioè che oggi reclamiamo in Europa.
La solidarietà, in termini di aiuti concreti, che da più parti è pervenuta in Italia, ha espresso la vicinanza e l’affetto dei cittadini russi, americani, tedeschi, albanesi, cinesi e non già dei rispettivi capi di governo!
Spero che questa mia missiva La induca a riflettere in caso di nuove comunicazioni e/o per atteggiamenti futuri, anche perché così facendo corre il rischio di indurre i cittadini a sospettare che parte del Suo tempo, invece di dedicarlo esclusivamente al supremo interesse pubblico, venga impiegato ai fini di un’inopportuna, quanto deplorevole, strategia politica”.