“Medici, infermieri, professionisti sanitari, Oss e altre figure professionali devono essere sottoposte al controllo del tampone per verificare eventuale riscontro dell’infezione da COVID-19”. La richiesta arriva da Achille Capozzi, segretario del sindacato Fsi di Foggia, che ha denunciato tutta una serie di carenze al Policlinico Riuniti di Foggia.
“Purtroppo all’interno delle strutture sanitarie oramai non è più possibile differenziare chi è stato esposto a un possibile contagio da chi no, quindi il personale tutto potrebbe essere a sua volta colpito da infezione, il che lo porta a svolgere una involontaria funzione di diffusore del contagio, sia dentro la struttura stessa che nei confronti del proprio nucleo familiare. Una situazione che temiamo già ad oggi abbia innescato molte trasmissioni di malattia. Chiediamo protocolli operativi e urgenti atti a contrastare questo fenomeno che sta pericolosamente colpendo interi servizi. Medesime precauzioni dovranno essere riservate anche al personale che opera ‘dietro le quinte’, lavoratori che svolgono attività essenziali per l’efficienza dei servizi e della situazione di emergenza, come lo sono: servizio di guardia, servizio delle pulizie (di vitale importanza per la sanificazione degli ambienti), operatori tecnici, autisti, ausiliari, personale tecnico e amministrativo (per il quale in molti casi si è preferito incomprensibilmente non attivare il lavoro agile)”.
Proprio in questi giorni è scattato l’allarme in Puglia per il rischio che gli ospedali diventino veri e propri focolai di contagio.
“Chiediamo che venga predisposto un ‘piano emergenza’ di sanificazione di tutti gli ambienti sanitari aziendali tale da consentire al personale di lavorare in sicurezza e con più tranquillità, un programma più rigido in termini di misura di prevenzione che preveda più ore per la pulizia dei locali e degli uffici. Riteniamo inoltre utile e strategico dare la possibilità al personale che opera nei reparti di emergenza o nei settori esclusivamente dedicati ai covid19 di poter soggiornare eventualmente in alcuni locali messi a loro disposizione. Questo perché, oltre che creare meno circolazione di possibili portatori del virus (per le ragioni sopra citate), diverrebbe di aiuto per quei lavoratori che abitano lontano dalla struttura, operatori che dopo numerose ore di lavoro causate da uno straordinario ormai divenuto ordinario, cosa frequente nelle ultime settimane, rischiano la loro incolumità mettendosi in viaggio, anche in orari notturni”.
“In più – continua Capozzi -, vista la grave carenza dei DPI (dispositivi di protezione) in tutto l’ambito sanitario, chiediamo che venga presa in considerazione la possibilità di poter rimborsare sotto rendicontazione, oppure sotto un rimborso forfettario, quei dipendenti che per spirito di dovere e abnegazione hanno cercato in tutti i modi di recuperare a spese loro le mascherine tramite altri canali, assolvendo a questa carenza, agendo con professionalità e lungimiranza indiscussa. In un momento delicato come questo, risulta di vitale importanza per il dipendente sentirsi tutelato ed onorato dal datore di lavoro. Vi chiediamo pertanto a gran voce, la vostra disponibilità verso azioni meritevoli che verranno ricordate nel tempo dai dipendenti. Non abbiamo bisogno di eroi – conclude -, ma di operatori efficienti e sani!”.