Preoccupa l’ondata migratoria dal nord Italia verso il Sud a causa del Coronavirus. I primi dati sono stati pubblicati oggi dal quotidiano La Repubblica, che ha interpellato i vertici della protezione civile. Il passaggio da Veneto e Lombardia verso la Puglia, avvenuto nella notte in cui veniva varato il decreto tra 7 e 8 marzo, produce i suoi effetti negativi: circa il 15% delle persone controllate nelle principali stazioni pugliesi, infatti, avevano la febbre al momento del rientro.
Sono questi i dati delle temperature rilevati nei principali scali ferroviari della Puglia: 23mila fuorisede hanno dichiarato di essere tornati da Lombardia e Veneto. Ora questa scelta rischia di mettere al collasso gli ospedali pugliesi.
A preoccupare è il fatto che troppe persone, già prima di rientrare, avessero qualche sintomo. Il governatore pugliese Michele Emiliano qualche giorno fa aveva lanciato l’allarme. Le persone rientrate infatti – soltanto quelle che si sono autodenunciate sono 23.676, di cui 16.859 dall’8 marzo e 643 soltanto ieri- rischiano di mettere in crisi il sistema sanitario pugliese. Sia perché possono essere contagiate sia perché possono essere asintomatici. “Stiamo curando- ha detto il primario del reparto di malattie infettive del Policlinico, Gioacchino Angarano – molti genitori dei figli tornati dal Nord”. Di più: le indagini effettuate dai Dipartimenti di prevenzione delle Asl hanno documentato che i 466 pugliesi oggi positivi hanno avuto contatti diretti o indiretti con persone passate dalla zona rossa lombarda oppure veneta. “Non c’è – dicono – nemmeno un caso fuori catena”.
Infine, c’è il caso tamponi. “Verranno fatti a tutti i sintomatici – ha spiegato l’epidemiologo e direttore della task force pugliese, Luigi Lopalco –, non ha senso fare screening di massa ma stiamo cercando di aumentare il più possibile i test su tutti i casi sospetti e i loro contatti per garantire che vengano messi in quarantena”.