Il caso di mamma Loredana De Cata e di suo figlio Francesco doveva oggi trovare una soluzione in conferenza stampa, comunicata già dal sindaco Franco Landella e siglata con il presidente della Cooperativa San Giovanni Di Dio, Giuseppe De Nittis. Dalle 10.30 alle 11.30 per sei ore settimanali la cooperativa fornirà, gratuitamente un proprio dipendente Oss, che sarà a servizio del bambino dodicenne nel plesso dell’Altamura al Candelaro, per le sue funzioni vitali, ossia il cambio del pannolone e la merenda. Ma la conferenza è sfociata in una rissa verbale tra la mamma e la dirigente Mariolina Goduto e l’apparato scolastico. La mamma è stanca e reclama diritti per suo figlio e per tutti i disabili.
In tutta questa storia, che va avanti da almeno due anni, non mancano le ombre. Amministrative, scolastiche e anche private, familiari. Con l’Ufficio scolastico provinciale non pervenuto in tutta la vicenda.
Cosa si indica per “cura igienica”? Nel loro contratto i collaboratori scolastici, il personale Ata in forza alle scuole, i vecchi bidelli per intenderci, ottengono nel loro stipendio un surplus di paga per le funzioni accessorie legate alla “cura igienica” degli alunni diversamente abili. Ma è cura igienica del corpo far deglutire e cambiare un pannolone ad un ragazzo in carrozzina che sta crescendo ed è pesante? Per 9 lunghi anni, da quando Francesco frequenta il plesso scolastico, i collaboratori e anche le insegnanti lo hanno aiutato, ma ora è cresciuto e nessuno sente di potersi prendere la responsabilità di farlo mangiare e di cambiargli il pannetto. “Il corpo di docente è sempre stato presente, ma è disfagico. E senza una formazione non possiamo per norma occuparcene”, ha detto una docente a discolpa dei suoi colleghi.
Dal 20 dicembre la vecchia convenzione tra scuola e Pegaso si è interrotta, sua madre è andata spesso personalmente ad assolvere alle funzioni, ma il 7 febbraio, in un giorno di assenza della docente di sostegno, Francesco per 4 ore non è stato né imboccato e né gli è stato cambiato il pannetto. La madre Loredana lo ha trovato immerso nei suoi bisogni fisiologici, bagnato. Da qui l’emersione di un caso che non è solo locale, ma che dimostra il fallimento di uno schema fondato sulla sussidiarietà dentro la scuola pubblica.
Le famiglie con bambini disabili, infatti, secondo il principio di sussidiarietà, a seconda del loro reddito, percepiscono una indennità di frequenza, ossia una prestazione economica, erogata a domanda, a sostegno dell’inserimento scolastico e sociale dei ragazzi con disabilità fino al compimento del 18° anno di età. Alcune famiglie autonomamente quindi spendono quell’assegno per accompagnare i loro figli a scuola, per avere un sostegno in classe per le varie esigenze corporee dei bambini. Accade in alcuni asili della città, come ha riferito l’assessora alla Pubblica Istruzione Claudia Lioia. Ma non tutte possono utilizzare quelle somme per cooptare privatamente degli Oss.
A tutto questo c’è da aggiungere che 7 percettori foggiani di ReD sono stati assegnati alla pubblica istruzione e potrebbero forse ottemperare ad alcune funzioni da Oss, sempre che abbiano le competenze.
Chi deve coprire il servizio? Non è il caso di cambiare la norma nazionale e di assumere personale formato e specifico nelle scuole che ne hanno bisogno invece di elargire assegni alle famiglie che non possono privatizzare un servizio che invece resta dannatamente pubblico?
“Dal 2017 la signora invocava la competenza dei servizi sociali. Nonostante la norma non dia ai Comuni questa responsabilità. I collaboratori scolastici hanno delle difficoltà. Mi dispiace perché chi ha strumentalizzato la vicenda politicamente si doveva guardare la normativa e doveva capire le competenze: sarebbe stato opportuno nel Movimento 5 Stelle rivolgersi al proprio Governo. Ho chiesto aiuto al dottor De Nittis, ma giustamente la mamma dice: non voglio carità rivendico diritti. È un’occasione per aprire una lente di ingrandimento per intervenire a livello nazionale, non si possono scaricare sui territori tutte le incombenze. Dietro ad un assessore, come Raffaella Vacca, dietro un sindaco dietro un dirigente ci sono delle sensibilità”, ha detto il sindaco Landella tra le due amministratrici, Lioia e Vacca.
La dirigente scolastica, però, con le sue parole ha fatto indispettire la madre, scoppiata in lacrime, creando poi uno scontro in sala Giunta. La dottoressa Goduto ha rivendicato le azioni svolte in quel plesso. Tanti pedagogisti, dal prof Rivoltella al Magnifico Rettore Limone, hanno elogiato la sua scuola e non ci sta a passare per una struttura poco accogliente. Da sempre il suo circolo, nei tre diversi plessi- Pascoli, Santa Chiara e Altamura- è una eccellenza per i progetti presentati, il livello della didattica. E tutti confermano quanto sia bella la scuola del Candelaro, la stessa Loredana lo sa e lo ha confermato.
Sono 74 i disabili a scuola. Ha osservato la preside: “I bambini hanno tutti i docenti previsti dalla diagnosi funzionale e hanno insegnanti aggiuntivi. L’insegnante di sostegno ha 18 ore ma la scuola dura di più, pertanto abbiamo 2 insegnanti di sostegno che si alternano per coprire l’intero orario e abbiamo un educatore LUISS Braille insieme ai tirocinanti della scuola di formazione APS Pegaso. La scuola ha fatto anche di più di quello che doveva. Abbiamo individuato l’operatore, che cambia quotidianamente Francesco e gli fa fare merenda. Ma in casi gravi potrebbero esserci dei rischi e l’operatore potrebbe essere denunciato. Siamo accoglienti, siamo dalla parte dei deboli, ma servono strategie nazionali, ministeriali. Siamo accoglienti ma fino ad un certo punto. Accoglienza sì ma con delle grandi precauzioni con delle figure apposite. Le vicende che oggi interessano questa istituzione scolastica e che, con una ritualità ormai prevedibile, la colpiscono e la offendono, dimostrano che è arrivato il momento di avviare un dibattito serio sullo stato dell’integrazione scolastica degli alunni in situazione di grave disabilità, per i quali non basta dichiararsi accoglienti e assicurare generica disponibilità, ascolto, cura educativa. In presenza di patologie molteplici e complesse, occorrono competenze particolarissime e professionalità specifiche, in grado di prevenire i problemi o di intervenire in caso di problema, a tutela dei minori e della loro salute. Occorre garantire quei servizi di cura alla persona che rappresentano i bisogni centrali e fondamentali dei minori, attraverso interventi non episodici, ma stabili e continuativi, nonché fortemente specializzati. Le vicende irrazionali che hanno recentemente e nuovamente coinvolto questa istituzione rappresentano l’occasione per ribadire e confermare l’impegno, la disponibilità e la professionalità di tutti i docenti e dell’intero personale dell’istituzione scolastica, per porre l’integrazione e l’inclusione al centro delle politiche scolastiche, con l’intento di ricercare strategie e possibilità ulteriori di formazione ai valori della differenza, della cooperazione e della solidarietà”.
La conferenza, dopo il lungo pianto di Loredana e le sue accuse, purtroppo è terminata senza la sua presenza. Mamma Loredana ha minacciato la denuncia nei confronti della scuola e ha lasciato la sala. Fino a giugno un operatore della San Giovanni di Dio però ci sarà accanto a Francesco.