Il Ministero dell’Interno ha chiesto l'”incandidabilità” per due rappresentati della vecchia giunta di Cerignola sciolta per mafia. Già oggi il tribunale di Foggia potrebbe decidere ma non è escluso un rinvio alla luce del fatto che il decreto di scioglimento per mafia è stato impugnato davanti al TAR che deciderà sul caso a luglio. Mentre a Manfredonia tre politici restano in attesa di giudizio (LEGGI QUI), nella città di Di Vittorio è stata chiesta la incandidabilità per l’ormai ex primo cittadino, Franco Metta, dato per scontato fin da subito in virtù della presenza predominante del suo nome nella pagine della relazione antimafia firmate dal prefetto di Foggia, Raffaele Grassi. Oltre a Metta c’è anche l’ex assessore ai Lavori Pubblici, Tommaso Bufano che si dimise pochi giorni prima dello scioglimento.
Metta era presente nell’aula 2 delle udienze civili, al primo piano del Palazzo di Giustizia, non c’era Bufano. Ricorrenti il Ministero dell’Interno e la Prefettura di Foggia difesi dai legali dell’Avvocatura Distrettuale (Giuseppe Zuccaro e Carmine La Torre). Il provvedimento prevede che i politici coinvolti non prendano parte alle prossime elezioni, a tutti i livelli ma potranno presentare ricorso in appello e, infine, alla Cassazione.
Quattro i comuni sciolti per mafia nel Foggiano, i primi due sono Monte Sant’Angelo nel 2015 e Mattinata nel 2018. Per il primo, l’incandidabilità fu confermata ad ogni grado di giudizio, a Mattinata gli ex amministratori attendono l’esito del ricorso. (In alto, Metta e Grassi; sullo sfondo, il Comune di Cerignola)