Oltre 1000 persone su facebook e più di 250, tra sindaci di Puglia, attivisti, animatori sociali e movimentisti. La parte di città e di provincia che dice No alle bombe e alla mafia, dopo l’appello di don Luigi Ciotti e Libera a scendere in piazza a riappropriarsi dei luoghi del prossimo 10 gennaio, si sta mobilitando sulle varie piattaforme social. Il modello appare un po’ quello di Bologna, con le prime Sardine, con una partecipazione dal basso spinta dalla volontà di non restare inermi, sopraffatti dalla violenza.
Sui social la prima a dare il là con un gruppo dal nome evocativo “Ebbasta”, che ora conta più di 2000 aderenti è stata l’imprenditrice Giusy Albano, ex presidente della Piccola Industria di Confindustria ed ex amministratrice nell’ultima Giunta Mongelli. “È un piccolo primo passo. Ho invitato poche persone per il momento, non ho fatto caso né all’idea politica né a simpatie ed antipatie tra i vari invitati. Dobbiamo lottare e ribadisco lottare per un unico obiettivo, il nostro futuro. Non voglio commenti politici su questo gruppo nè le solite lamentele di come faccia schifo questa città, già lo sappiamo, voglio idee e ferocia, voglia di stare meglio! Allora chi è con me?”, si è chiesta all’indomani della bomba che ha distrutto l’auto del manager della sanità, Cristian Vigilante.
Idee e proposte concrete. Per ora molti si concentrano sulla legalità spicciola, la viabilità, il decoro, le auto in doppia fila, cose facilmente sanzionate in una città normale, ma che a Foggia proliferano senza regole. Altri si lanciano in critiche contro l’inossidabile clientelismo. “Basta ipocrisie, la mafia è anche avere avuto il posto dall’amico dell’amico”, scrive qualcuno.
La chat whatsapp invece è partita da un’idea dello scrittore e giornalista Pino Aprile insieme al suo Movimento 24agosto ed è stata sposata subito dal sindaco di San Severo Francesco Miglio, da sempre strenuo difensore della legalità. Da qui il messaggio è arrivato, grazie anche a Rosario Cusmai e alla rete Anci e dei sindaci pizzarottiani e della Fondazione Vassallo di Dario Vassallo a molta classe dirigente pugliese e non solo. Compreso il Governatore Michele Emiliano. “Siamo tutti foggiani”, ha scritto in un post social.
“Il 10 gennaio saremo a Foggia con tutti i sindaci della Puglia e cittadini pugliesi che vorranno dare solidarietà e sostegno alla città di Foggia minacciata e intimidita dalla mafia. Tutti al fianco dei cittadini di Foggia, di don Luigi Ciotti, di Libera, di Avviso Pubblico senza bandiere di partito per far sentire a tutti i testimoni che stanno denunciando questi criminali, alle Forze dell’Ordine ed alla Magistratura la nostra vicinanza e il nostro sostegno. Tutta la Puglia è Foggia e così sarà per sempre. Solidarietà anche all’ex sindaco di Ostuni Domenico Tanzarella, al quale per due volte hanno sparato all’auto per intimidirlo e assoggettarlo. Siamo vicini anche a lui che ha sempre fatto con determinazione il suo lavoro da amministratore. La Puglia non torna indietro e non si farà fermare da questi criminali”.
L’idea ora è quella di costituire una cabina di regia, come ha scritto Aprile, “per impostare, con l’aiuto di tutti (magari ci potrebbe essere un ottimo incontro collegiale) una campagna di manifestazioni e iniziative antimafia di tutto in territorio, coinvolgendo la rete dei sindaci, sino a costituire ovunque associazioni antiracket e antidroga e non rendere episodica questa mobilitazione. Si potrebbe valutare quali supporti l’istituzione può fornire, insieme ad associazioni imprenditoriali, soprattutto per campagne di informazione capillare e costante. La mafia prospera di mormorii e muore se le stesse cose sono dette ad alta voce. Il male teme la luce. Che ne dite?”, è stato il suo appello. Primo appuntamento domani a Foggia.
Sul caso Foggia è intervenuto anche don Aniello Manganiello della neonata associazione “Ultimi”. “Quest’aria mediorientale è diventata fin troppo pesante. La gente non frequenta più Foggia, perché Foggia è sentirsi braccato da qualcosa e da qualcuno e la ricaduta economica significherà, inevitabilmente, perdite economiche rilevanti, perché se andare in una città significa rischiare, allora in tanti preferiscono restare a casa”. E ancora: “La parola passi soprattutto a chi detiene il compito di ripristinare la sicurezza, allo Stato, interrogando quella sana società civile che ancora ama il proprio territorio, quella coraggiosa che due anni fa sfilò tra le vie della città per dire no al racket. Quella che oggi chiede certezza ed appoggio attraverso il massimo impegno da parte dello Stato”. (In alto, Ciotti, Aprile e Manganiello; sotto, Albano e Emiliano)