Libero il medico accusato di violenze sessuali nell’ospedale di Manfredonia. Ok del gip alla revoca dei domiciliari

Cessate le esigenze cautelari. Nicola Bisceglia, 62 anni, resta interdetto dal servizio

Scarcerato Nicola Bisceglia, il medico dirigente del reparto di Radiologia dell’ospedale San Camillo de Lellis di Manfredonia. L’uomo era ai domiciliari dal 14 novembre, accusato di violenza sessuale nei confronti di cinque pazienti. Secondo il gip del tribunale di Foggia sono cessate le esigenze cautelari e per questo motivo ha revocato gli arresti domiciliari a Bisceglia, 62enne manfredoniano. Il medico, difeso dagli avvocati Pellegrini e Curtotti, resta interdetto dal servizio in attesa del processo penale.

Le accuse al medico

A Bisceglia sono contestati cinque episodi di violenza sessuale. Fatti scoperti dalla polizia, il primo addirittura nel 2004, un altro nel 2005, poi due nel 2017, infine uno nel 2019. Le indagini sono partite nel febbraio scorso e hanno scoperchiato tutta la vicenda. La polizia ha scavato fino a recuperare i nomi delle vittime che agli inquirenti hanno raccontato il “modus operandi” del medico dell’ospedale San Camillo de Lellis.

Le investigazioni sono partite grazie alla denuncia dell’ultima vittima che ha avuto il coraggio di parlare alle forze dell’ordine della violenza subita.

Il medico, nel corso degli accertamenti sanitari condotti nei confronti di sue pazienti presso il nosocomio sipontino, avrebbe abusato della loro condizione di inferiorità psichica derivante dal rapporto di dipendenza psicologica paziente-sanitario, costringendole a subire atti sessuali contro la loro volontà. 

In particolare, il medico, in alcuni casi prospettava la possibile sussistenza di patologie che in realtà erano inesistenti, e ciò al fine di provocare uno stato di choc tale da rafforzare l’affidamento in lui da parte delle pazienti, ovvero utilizzava la scusa di dover effettuare particolari approfondimenti diagnostici, specie con l’utilizzo di un ecografo, di cui in realtà non c’era bisogno, o che comunque erano inconferenti rispetto alle reali necessità. 

Con tali espedienti induceva le donne a spogliarsi, approfittando per palpeggiarne i seni e i glutei o sfregando i propri genitali sui loro corpi. In alcuni casi, quasi come se si trattasse di una vera e propria visita ginecologica, le toccava nelle parti intime anche penetrandole con le dita, lì dove invece le pazienti si erano a lui rivolte per eseguire accertamenti su parti corporee del tutto diverse come una spalla, l’addome, lo sterno e, in un caso, addirittura un tallone.