Si chiama Inventinfish il progetto con cui Italia e Croazia si sono aggiudicate un “interreg” (bando dell’Unione Europea) finalizzato quasi esclusivamente all’ammodernamento del settore dell’acquacoltura.
Composto da sei partner, Inventinfish – Boosting Investments in Innovation of SMEs along the entire fishery and aquaculture value chain (Promozione di investimenti per l’innovazione delle pmi che operano nella catena del valore della pesca e dell’acquacoltura) è stato finanziato dal programma VA Italia-Croazia 2014/20 per capitalizzare competenze tecniche e gestionali allo scopo di potenziare la competitività del sistema produttivo del settore attraverso programmi di investimento per l’acquisizione di servizi innovativi. Per l’Italia ne fanno parte Trasferimento Tecnologico e Innovazione (Treviso), Sviluppo Marche (Ancona), Distretto tecnologico agroalimentare DARe Puglia (Foggia) e Punto Confindustria (Venezia), mentre per la Croazia lo rappresentano la Istria Development Agency (Zara) e AGRRA. Il progetto si articola in tre macro azioni: una prima fase iniziale di studio, durante cui farsi carico delle criticità e delle eventuali lacune del sistema (fabbisogni e tematiche di interesse degli operatori del settore, poli di innovazione come start-up innovative, laboratori etc, esperienze pregresse in termini di progetti europei); una seconda fase di test e analisi per verificare, tramite azioni pilota, l’efficacia degli eventuali modelli innovativi; un’ultima fase di capacity building e trasferibilità del modello.
Questa mattina Inventinfish è stato presentato al dipartimento di Scienze agrarie, degli alimenti e dell’ambiente dell’Università di Foggia in una giornata studi denominata Blue Living Lab. Un appuntamento scientifico durante il quale sono state illustrate le potenzialità del progetto.
L’idea, come ha spiegato la professoressa Milena Sinigaglia, direttrice del Dipartimento di Scienze agrarie, degli alimenti e dell’ambiente e presidente del DARe, è di offrire un approccio partecipato, chiedendo agli esperti del settore di discutere del fabbisogno di innovazione nella pesca e nell’acquacoltura, quindi delle possibili soluzioni innovative sia sotto il profilo tecnologico che finanziario. Il DARe si è impegnato molto, insieme a tutti i suoi partner, per proporre un modello nuovo di impresa che operi nella pesca e nell’acquacoltura. Ad oggi DARe ha quasi completato la prima macro azione ed è pronto a definire il programma di sperimentazione, individuazione dei bisogni e stesura delle proposte risolutive. In particolare, durante la fase pilota, saranno identificate 8 imprese (4 pesca e 4 acquacoltura) che potranno beneficiare dei servizi di consulenza per favorire l’introduzione, all’interno dell’azienda, di queste soluzioni innovative. Inoltre queste imprese saranno accompagnate nella redazione di un business plan che valuti l’efficacia e l’impatto dell’introduzione di questi sistemi all’avanguardia. A questo scopo, le imprese pilota saranno accompagnate da esperti di business development, business planning, valutazione tecnologica (technology assessment), ed esperti altamente qualificati nel settore specifico di interesse, al fine di integrare la fase progettuale con quella realizzativa.
Gran parte di questo processo sarà seguito, per l’Italia e la Croazia, dal DARe. Il progetto si concluderà nell’estate 2021, per un finanziamento complessivo di circa 1,5 milioni.
“In questo progetto ci sono già stati degli scambi, tra Italia e Croazia- ha rimarcato la docente e dirigente Sinigallia a l’Immediato– e sono stati messi in rete i punti di forza e punti di debolezza di entrambe le nazioni. Come sappiamo, la Croazia è avanti per alcuni aspetti soprattutto per l’associazionismo, lavorano insieme e diventano una forza e poi hanno una maggiore attenzione verso l’ambiente. Affrontano con maggiore impulso ed impegno le problematiche ambientali, dal punto di vista dei nostri acquacoltori e imprese di pesca c’è la richiesta di una maggiore innovazione in termine di commerciabilità del prodotto e di innovazione tecnologica”.
A che punto sono i vari progetti del Dare sugli hamburger di mare?
“Sicuramente sono progetti che hanno visto diverse innovazioni tecnologiche, ma c’è ancora molto da fare. I prodotti sono legati alle aziende di trasformazione, le aziende di produzione hanno ancora bisogno di tantissima innovazione. Ci sono dei problemi ambientali, e poi gli impianti di mitilicoltura cominciano a soffrire molto della mancanza di uno studio a monte, cominciano a subire i problemi della produttività proprio perché non si ha una conoscenza specifica di ciò che avviene in questi ambienti. Sicuramente i cambiamenti climatici hanno un impatto notevole. Il burger di mare e i brevetti sulle marinature riguardano molto il prodotto finale. Ma col progetto cerchiamo di andare incontro alle esigenze della produzione primaria in acqua, in mare o per impianti non in mare”.