La società MAIA Rigenera, in seguito alla diffusione di notizie relative al sequestro di parte dell’impianto, ha inoltrato una replica spiegando che “l’area sottoposta a sequestro è limitata a soli due capannoni, da poco integrati nello stabilimento aziendale, sui quali sono in svolgimento lavori di adeguamento comunicati all’autorità territoriale”.
Stando all’azienda, “tali capannoni sono stati utilizzati per svolgere in aree coperte alcune lavorazioni (vagliatura del compost e deposito temporanea di sopravvaglio) che precedentemente erano svolte all’esterno, con conseguenti emissioni odorigene (pur rientranti nei limiti di legge). Tali emissioni sono state praticamente azzerate. Contrariamente a quanto diffuso dai carabinieri del Noe (e diramato dalle testate d’informazione, ndr), infatti, non vi è alcuna ipotesi di reato ex art. 674 c.p. (immissioni moleste), accusa rispetto alla quale, in precedenza, l’azienda è stata sistematicamente prosciolta.
Il motivo del sequestro è di natura strettamente amministrativa, e verte sull’interpretazione sulla natura espressa o tacita dell’autorizzazione necessaria per l’uso di detti capannoni. L’assenza di AIA cui fa riferimento la nota dei CC del NOE, è bene chiarirlo, è relativa ai due soli capannoni, e non al resto dell’impianto.
La presenza di rifiuti (invero modesti, contrariamente a quanto titolato da talune testate giornalistiche) è assolutamente normale: il processo di compostaggio comporta, come previsto nell’AIA, la produzione di rifiuti (sopravvaglio) che viene regolarmente smaltita in discariche autorizzate, con frequenze prestabilite.
L’avvocato Michele Vaira, difensore della Maia Rigenera (già difensore della Bio Ecoagrim), dichiara che “l’azienda sta proseguendo nel percorso di ammodernamento del suo impianto, adeguandolo alle più moderne best available techniques, con investimenti milionari.
Giova ricordare che, negli scorsi anni, ogni procedimento sorto in relazione alle attività svolte si è concluso con un proscioglimento nel merito da ogni accusa, anche da quelle più gravi di discarica abusiva e traffico di rifiuti, portate avanti da due Procure territoriali e addirittura dalla Procura distrettuale.
Abbiamo già chiesto al Pubblico Ministero di ottenere la disponibilità dei due capannoni sequestrati al fine di terminare i lavori previsti – continua Vaira – e ottenere un’autorizzazione esplicita da parte della Provincia all’utilizzo degli stessi. Siamo fiduciosi che ciò possa avvenire in tempi brevi. Abbiamo grande fiducia nella magistratura, cui ci siamo rivolti con trasparenza e disponibilità, e nei militari del NOE, il cui personale è estremamente competente e affidabile.
Viceversa – prosegue il legale foggiano –, perseguiremo in ogni sede chiunque tenterà di ostacolare, esorbitando dal suo ruolo e addirittura utilizzando mezzi illeciti, la libertà di impresa di un’azienda sana, di proprietà di imprenditori onesti, che svolge un ruolo decisivo per chiudere il ciclo di rifiuti nella nostra regione.
Il pieno funzionamento della Maia Rigenera si tradurrebbe in un enorme risparmio (economico e ambientale) per le amministrazioni locali, che oggi sono costrette a pagare per smaltire la FORSU un prezzo doppio rispetto a quello di mercato per trasferirla in altre regioni”. (Sopra, nel riquadro Vaira; sullo sfondo, la sede della MAIA)