Col sindaco di Foggia Franco Landella e l’ingegner Pippo Cavaliere assenti e Bruno Longo in posizione attendista in aula, il consigliere comunale e regionale Leo Di Gioia è diventato il mattatore in aula, mettendo in difficoltà il dirigente Carlo Dicesare e il segretario generale sulla regolarità tecnica di un emendamento alla proposta di deliberazione consiliare dello scorso 8 dicembre.
Gli equilibri di bilancio si chiudono entro il 30 novembre. Oggi si può fare una variazione di 20mila euro per la spesa complessiva tramite il Consip e il patto per l’attuazione della sicurezza urbana e l’installazione di sistemi di videosorveglianza? No, secondo l’eletto che ha utilizzato il caso per fare ostruzionismo.
“Non voglio pensare male ma la tempistica è assolutamente sospetta. Non è compito nostro approvare i vostri emendamenti che sono contro il Testo Unico degli Enti locali”, ha detto Di Gioia.
Nel momento del voto ci sono state anche varie schermaglie, le opposizioni hanno abbandonato l’aula che si è ritrovata senza numero legale. Si ritorna domani in seconda convocazione per votare l’immediata esecutività dell’emendamento.
Il civico nel corso del consiglio ha anche lanciato gravi critiche nei confronti del dibattito sulla relazione dei Corte dei Conti. “Non si riesce a capire come i debiti fuori bilancio si inseriscano nel piano di rientro. C’è un tentativo di normalizzazione, banalizzazione per rendere la materia contabile solo relativa alle emergenze. Questa amministrazione sta vivendo un lungo sonno dopo una campagna elettorale che pure avrebbe dovuto proiettarla verso un’azione efficace. Questa non può essere solo l’amministrazione che ha il compito di allietare le serate dei foggiani. Un sindaco che fa da impresario non serve alla città. Si rischia di incorrere in una banalizzazione dell’ente. Invece il Comune ha un ruolo importante per lo sviluppo del territorio. Un ruolo che oggi non svolge”.