Dalla terra al museo. Storie di paesaggi ritrovati, laddove il paesaggio raccoglie la storia di un territorio. Di questo parla il progetto Ager Lucerinus nella campagna 2019 con l’avvio delle ricerche nel territorio del Comune di Celenza Valfortore. Da tempo gli archeologi dell’Unifg si stanno occupando della colonia lucerina, con studi e scavi che indagano dalla preistoria al Medioevo, disegnando quindi un percorso storico unitario nei Monti Dauni.
Questa mattina il professor Sebastiano Valerio, vice direttore del Dipartimento di Studi Umanistici, Luigi Iamele, sindaco di Celenza Valfortore, Stefano Gesualdi vice sindaco di Celenza Valfortore, Italo Maria Muntoni, responsabile Area Patrimonio archeologico della Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio delle provincie di Foggia e BAT, Domenico Oione – Funzionario Archeologo della Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio delle provincie di Foggia e BAT insieme alla prof Maria Luisa Marchi, Responsabile Scientifico del Progetto Ager Lucerinus e all’archeologo Giovanni Forte, Coordinatore Generale del Progetto Ager Lucerinus hanno illustrato il senso del progetto. Attraverso le storie si potranno offrire itinerari e opportunità di crescita.
“Il progetto nasce nel 2005 per volontà del Comune di Pietramontecorvino – ha ricordato la professoressa Marchi – per realizzare la carta archeologica. La colonia lucerina riguarda il territorio in tutti i suoi momenti, è una ricerca che parte dalla ricognizione topografica per cercare le tracce del passato che ci permettano di ricostruire il popolamento”.
Pietra, Biccari, Roseto, Motta, Castelnuovo della Daunia e Casalnuovo Monterotaro, Volturino, Casalvecchio. Questi i Comuni interessati a cui da un anno si è aggiunto anche Celenza, un Comune che possiede un ricco deposito archeologico che presto sarà messo in mostra permanente nel paese. “Nelle strutture si identificano le comunità che nelle esposizioni ritrovano le loro radici”, è la consapevolezza.
Protocolli d’intesa con tutti i Comuni, l’Unifg vuole stringere un rapporto col territorio, che può crescere credendo proprio nell’Ateneo. I risultati dell’Ager sono stati comunicati in numerosissimi convegni internazionali. “Ovunque presentiamo questi paesaggi è un po’ un modo per sponsorizzare il territorio, un contatto col mondo reale”, ha rilevato la professoressa ringraziando i collaboratori Forte, Savino e Frangiosa.
Come combattere lo spopolamento? L’archeologia può essere uno strumento, perché, come ha osservato Forte, “non si può vivere solo di turismo da Papeete ma anche un altro turismo è possibile”.
Il territorio ha già restituito qualcosa, ad Egnazia c’era del materiale di Celenza, altro si trova a Manfredonia, altri sono nel deposito archeologico. Insomma, qualsiasi ipotesi di sviluppo del territorio parte dalla sua conoscenza, solo così si può costruire qualcosa per la tutela del patrimonio e per progetti di natura turistica.
Dal cippo e dalla centuriazione gli studiosi cercheranno di capire come integrare a Celenza l’Ager Lucerinus con la XIV campagna di ricognizione. “Dobbiamo fare innamorare il territorio”, è stato il motto del docente Valerio. Dal suo canto il sovrintendente è stato schietto: “Porto la presenza dell’ufficio privo di un dirigente dedicato e incaricato, speriamo che questa situazione possa risolversi. La Sovrintendenza sostiene queste iniziative di ricerca, con la professoressa Marchi abbiamo sottoscritto un protocollo d’intesa, ci sono rapporti molto stretti con l’Unifg. Queste ricerche sono fondamentali per la tutela, alcune attività sono coniugate con l’attività di tutela. Spesso la Sovrintendenza ha dovuto dire no a parchi eolici. I Monti Dauni possono investire sulla cultura, le politiche archeologiche possono portare molti frutti”.
Gli ha fatto eco il funzionario: “È fondamentale per noi mettere in evidenza i siti, il discorso sul Pug è un po’ complesso nell’ambito paesaggistico. La riperimetrazione di nuovi siti o delle aree a rischio archeologico è uno strumento importante per svolgere il nostro ruolo al meglio. Anche per valutare progetti di nuova edificazione e i parchi eolici. Negli ultimi anni quella dell’eolico è una prassi che continua: è vero che tendiamo a dire di no a parchi di grosso impatto, perché un grande impianto può confermare delle evidenze ma è anche vero che può distruggere il substrato. Ci stiamo occupando della redazione dei piani urbanistici e tendiamo a coniugare dati già noti con la carta dei beni culturali e i siti archeologici”. La schedatura di un grande patrimonio nei depositi di Celenza è l’obiettivo principale a breve termine.
“Non è mai stato fatto uno studio sistematico, andremo a creare un piccolo nucleo museale civico per destinare i depositi in un’attività museale, tendiamo a creare una sorta di rete museale territoriale che comprenda tutte le realtà dei Monti Dauni, compresa la cittadina di Carlantino. Questo straordinario patrimonio di Celenza è testimonianza di genti nel corso dei secoli. Dai Dauni ai Sanniti”.
Entusiasta il sindaco Luigi Iamele. “Oggi a distanza di 2 anni dal protocollo del gennaio 2018, per l’amministrazione è motivo di orgoglio. Andiamo a valorizzare e conoscere i nostri territori, abbiamo dovuto fare un piccolo sacrificio economico, per un Comune come il nostro anche delle piccole somme sono delle rinunce. Per queste iniziative si fanno gli stessi sacrifici che si fanno nel sociale. Il territorio di Celenza per il 50 per cento è aria Sic e ZPS, che riguardano soprattutto l’area del lago, che abbiamo candidato al Cis. Siamo rientrati nel Cis, i nostri tecnici stanno realizzando il progetto definitivo, nel giro di un anno sarà cantierizzato. Stiamo cercando di sfruttare il bosco con dei percorsi naturalistici oltre a finanziare un progetto per la selvaggina selvatica. Voliere e casone sono rientrate in un piano che stiamo elaborando insieme alla Provincia. È impensabile che in questi territori la grande industria possa dare ancora linfa, questi progetti sono il nostro futuro”.