Il tempo delle condanne per il maxi assalto al caveau della Sicurtransport di Catanzaro. Nel processo “Keleos”, scaturito dall’operazione di DDA e Polizia di Stato, il Gup Claudio Paris ha condannato a 12 anni di reclusione il cerignolano Alessandro Morra, 37enne ritenuto al vertice del gruppo criminale. 10 anni al concittadino Matteo Ladogana, 47 anni; assolto, invece, il 43enne Mario Mancino, anche quest’ultimo originario del centro ofantino. Sono queste le pene disposte per il colpo al caveau dell’azienda calabrese messo a segno il 4 dicembre del 2016, quando furono asportati circa 8 milioni di euro. Un fatto eclatante che scoperchiò collegamenti tra malavita cerignolana e cosche calabresi. La banda era composta da 12 persone e per gli imputati che hanno scelto il giudizio abbreviato i pm Gratteri e Sirleo avevano chiesto 14 anni di reclusione.
Le altre condanne: 2 anni di reclusione, pena sospesa, per Annamaria Cerminara, catanzarese di 42 anni; 10 anni e otto mesi per Carmine Fratepietro, 41 anni di Andria; 14 anni di reclusione a Dante Mannolo, 40 anni di Cutro; 14 anni al catanzarese, di 54 anni, Giovanni Passalacqua; 10 anni e otto mesi di reclusione anche per Pasquale Pazienza, 50 anni di Bitonto. L’aggravante mafiosa contestata a tutti gli imputati è stata riconosciuta solo a Giovanni Passalacqua e a Dante Mannolo. Gli altri tre imputati – Cesare Ammirato, Massimiliano Tassone e Nilo Urso – saranno giudicati con rito ordinario.
Sugli imputati, a vario titolo, gravavano le accuse di rapina, porto e detenzione illegale di armi anche da guerra, ricettazione dei mezzi utilizzati per l’assalto. Decaduta per dieci (su dodici) imputati l’aggravante della mafiosità, accusa mossa perché una parte del bottino sarebbe stata riservate ad alcune ‘ndrine della zona. Gli imputati sono stati inoltre condannati al pagamento di una provvisionale di 9 milioni di euro.
Ad agosto dell’anno scorso la Direzione distrettuale antimafia calabrese e le squadre mobili di Foggia, Bari e Catanzaro e dello “Sco” (servizio centrale operativo) di Roma avevano effettuato un blitz per catturare Alessandro Morra, fino a quel momento latitante insieme al bitontino Pasquale Pazienza: i due si nascondevano in una masseria di Bitonto.