Morta dopo aver contratto la legionella in ospedale. Ne sono convinti i parenti di Antonia Contillo, che da diversi anni lottano per l’accertamento della verità. La figlia, Giuseppina Solimine, originaria di Sant’Agata di Puglia (Foggia), ci ha raccontato l’odissea che stanno attraversando ormai dal 2005. Il 24 gennaio di quell’anno, infatti, Contillo, allora sessantenne, venne ricoverata all’ospedale di Matera per un ciclo di trattamenti necessari per la sua patologia.
“Alla fine della stadiazione di una terapia – ci racconta la figlia -, i dottori del reparto di malattie infettive dell’ospedale di Matera hanno programmato un ricovero per mia mamma. Da quel momento, il suo quadro clinico è peggiorato di giorno in giorno. Non riuscivamo a capire quali fossero le ragioni per le quali continuava a stare sempre peggio per i sintomi che all’inizio facevano pensare ad una bronchite. Poi il crollo fisico generale, impensabile quando abbiamo deciso di ricoverarla perché non aveva riscontrato problemi diversi da quelli che già conoscevamo. Nel giro di qualche settimana il quadro complessivo è precipitato”.
La donna a febbraio di quell’anno, il 13 per la precisione, è deceduta. I parenti all’inizio non ritirano la cartella clinica. Ma dopo il consiglio di un operatore del nosocomio, provvedono a recuperarla. “Solo in quel momento abbiamo scoperto che nostra madre era morta di legionella – continua Solimine -, in un ospedale che non era nuovo a questo tipo di casi”. Da quel momento inizia una lunghissima battaglia legale.
Un documento con la ricostruzione delle vicende ed una serie di domande è stato inviato la ministro della Salute, Giulia Grillo: “Visto che non vi era urgenza, perché ricoverare mia mamma in una camera positiva al batterio? Quante altre persone sono state contagiate? E per quanti hanno provveduto a refertare? Perché il giorno del decesso nessuno ci ha detto quale era la causa della morte di mia Mamma? Lo abbiamo scoperto solo in seguito al ritiro della cartella clinica! Perché hanno esposto noi , i figli delle mie sorelle e tanti altri al rischio di contagio? Possibile che a distanza di 14 anni, con un giudizio in corso, nessun componente della struttura ospedaliera, si sia rivolto a noi per chiederci scusa? ( Abbiamo presenziato a tutte le udienze). Abbiamo in corso un giudizio in sede civile, il consulente tecnico, nominato dal Tribunale di Matera, ha confermato che la causa del decesso è legionella e che la responsabilità è da attribuire alla struttura sanitaria”.
Proprio la perizia di quest’ultimo potrebbe riaprire un caso che sembrava chiuso. “Ci troviamo di fronte ad un classico caso di infezione nosocomiale o ospedaliera, per la quale possono configurarsi profili di responsabilità medica contrattuale e/o extracontrattuale per comportamenti sanitari negligenti, omissivi o inadempienti. L’Azienda sanitaria di Matera, era già stata interessata da analoghi episodi di legionellosi ad esito fatale che si erano verificati nella stessa struttura ospedaliera negli anni precedenti: dalla documentazione agli atti si evidenzia come la direzione sanitaria in carica all’epoca avesse già da tempo preso coscienza del problema, mettendo in atto interventi periodici di sanificazione degli impianti idrici e controlli microbiologici finalizzati alla prevenzione e al contenimento dell’infezione”.
Prima di proseguire: “Da dicembre 2004 a febbraio 2005, periodo che comprende anche il ricovero della paziente Contillo, il reparto ha continuato ad ospitare degenti esponendoli consapevolmente al rischio di infezione da legionella; in particolare, per la tipologia di pazienti nella quale rientrava anche la signora Contillo, una semplice misura cautelativa che si sarebbe potuta adottare, nelle more del successivo trattamento di sanificazione degli impianti, e poteva essere quella di sospendere temporaneamente almeno il ricovero di tali pazienti nel reparto fino all’acquisizione di nuovi controlli microbiologici che attestassero la avvenuta bonifica della legionella”. Una perizia precisa e dettagliata alla base della richiesta di giustizia della famiglia, che procederà nei confronti dell’ospedale e nei confronti degli eventuali responsabili con la richiesta di condanna per omicidio doloso. “Sapevano tutto, la rabbia è tanta: quanti hanno perso i propri cari per legionella e non l’hanno mai saputo?”, conclude Solimine.