È molto significativo e fa ben sperare il blitz anticaporalato di Procura di Foggia e Arma dei Carabinieri. In manette Domenico e Aldo Giordano, titolari dell’azienda di famiglia nomina in via Manfredonia a Foggia. 50 ettari dove stipare, dentro alcuni container, circa 24 migranti, quasi tutti della Guinea, costretti a vivere tra la muffa e senza l’igiene minima. A 5 euro all’ora, senza giorni di pausa e al costo di 40 euro al mese per vivere in alloggi putridi.
Per i due Giordano c’è l’accusa di reato in concorso per intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro aggravati. Il blitz in Contrada Faranello, sulla Statale 89 che collega Foggia a Manfredonia, ha svelato un vero e proprio ghetto all’interno dell’azienda dei due arrestati, entrambi residenti nel capoluogo dauno. “Ora dobbiamo colpire le aziende che si arricchiscono illecitamente”, le parole pronunciate solo pochi giorni fa dal prefetto, Raffaele Grassi.
“Questa indagine – ha detto la pm Rosa Pensa – trae spunto dall’esposto del Flai Cgil di Foggia. Un esposto del 6 marzo scorso che stigmatizzava questo fenomeno assai presente in Capitanata e che presentava una serie di indicazioni di aziende con indici di anomalie. Grazie a intercettazioni telefoniche, è emerso che il titolare dell’impresa era interessato ad approvvigionarsi di container dove tenere stipati i migranti, in condizioni degradanti”.
Il comandante provinciale dei carabinieri, Marco Aquilio: “L’obiettivo è risalire alla filiera fino a chi si arricchisce illecitamente. Un’operazione possibile anche grazie al NIL e ai Cacciatori. Abbiamo scoperto un vero e proprio ghetto. Anzi, le condizioni erano anche peggiori dei ghetti. I lavoratori si trovavano in container, senza finestre. In situazioni totalmente insalubri. Bagni improvvisati nei campi e docce completamente non a norma. Una situazione del tutto degradante. Ci auguriamo che l’istituto del controllo giudiziario possa portare all’assunzione regolare che rispetti i contratti nazionali”.
A questo si è agganciato il procuratore capo, Ludovico Vaccaro: “Proprio questa è la novità, il controllo giudiziario dell’azienda. Uno strumento che consente di nominare un amministratore che continui l’attività ma su binari di legalità e che dia un futuro ai lavoratori sfruttati”.