“Sfruttamento del lavoro nei campi, sì, ma lo sfruttamento va guardato su tutta la filiera. Finora è stato fatto davvero poco in questo senso”. È la consapevolezza della professoressa Madia D’Onghia che oggi si è fatta promotrice di un convegno universitario sull’inclusione lavorativa dei migranti e buone prassi di integrazione a cui era atteso anche il segretario generale della CGIL Maurizio Landini, poi fermato a Taranto per le questioni dell’Ilva.
L’Unifg sta puntando molto sulla Clinica legale per migranti, per una vera e propria operazione culturale sui temi del lavoro e dello sfruttamento dei lavoratori, migranti e italiani, per sensibilizzare il territorio che presenta forti sacche di insensibilità.
“Ci sono datori di lavoro costretti a subire un prezzo molto basso e finiscono per scaricare i costi sulla occupazione. È arrivato un testo molto importante approvato al Senato per delle regole chiare per far emergere il lavoro di qualità contro le aste a doppio ribasso. La legge 166 del 2016 è stata una grande legge, ma nella parte propositiva e giuslavoristica in cui ci si impegnava nell’incrocio fra domanda ed offerta di lavoro, è ancora lettera morta”.
Diverse le esperienze presentate nel corso del convegno. Tra queste quella della cooperativa Pietra di Scarto di Cerignola che opera su un bene confiscato alla mafia. Pietro Fragasso a l’Immediato ha illustrato le buone prassi della coop che, con un finanziamento della Fondazione per Il Sud, coltiva pomodoro sui tre ettari, con 7 lavoratori regolarmente assunti, 3 dei quali migranti sottratti ai ghetti e ai caporali.
L’altra metà degli assunti sono persone che stanno scontando pene alternative e che hanno trovato nei campi un’uguaglianza nel lavoro, nella fatica e nell’allegria. La novità per il 2019, oltre al prodotto conferito nella filiera equa e solidale di Altromercato, c’è il tentativo di creare una filiera dal basso.
15 produttori per 15mila bottiglie di prodotto salsato, pari a 100 quintali di pomodoro, da produrre direttamente nel laboratorio di trasformazione del bene confiscato. Una specie di grande salsa collettiva dal giusto prezzo, che non sarà solo folklore.