“La Mafia di Foggia è la nuova Gomorra”, questo il titolo dell’approfondimento di Panorama sulla criminalità in Capitanata. Dalla strage di San Marco del 9 agosto 2017 anche la stampa nazionale ha acceso i riflettori sul fenomeno mafioso nel Foggiano. “Il trucco più audace del diavolo – scrive la nota rivista – è far credere di non esistere. E se non avete mai sentito parlare della Quarta Mafia è perché i clan della provincia di Foggia sono stati diabolici nel nascondersi dietro le fiamme degli attentati incendiari e delle bombe che da 30 anni seminano il terrore in una provincia che, da sola, è grande quasi quanto il Friuli-Venezia Giulia. Oltre mille affiliati in libertà per 28 organizzazioni criminali censite, dicono i report riservati delle forze dell’ordine. La malavita di quella che un tempo era la Daunia è un mix micidiale dei tratti caratteristici di camorra, cosa nostra e ’ndrangheta. Capace di “coniugare tradizione e modernità”, scrivono gli analisti della Dia. Il sangue e i soldi”.
Panorama ha passato in rassegna tutte le maggiori organizzazioni criminali del territorio, rifacendosi a quanto pubblicato nell’ultima relazione antimafia (periodo primo semestre 2018). In realtà, molte cose sono cambiate nel frattempo. Ad esempio, si fa riferimento al clan Iannoli-Perna di Vieste ma l’organizzazione è di fatto sparita dopo la recente uccisione (26 aprile 2019) del giovane boss, Girolamo Perna. Si parla anche della criminalità cerignolana: “Ma i reali vertici della mafia di Cerignola stanno a Milano – ha spiegato uno 007 a Panorama – e da lì impartiscono le direttive ai picciotti in Puglia”.
>>> LEGGI: LE NUOVE PIRAMIDI DELLA MAFIA <<<
I Bruno di Foggia
Nell’approfondimento è citato anche Rodolfo Bruno, ultima vittima della guerra di mafia a Foggia, reggente del clan Moretti-Pellegrino-Lanza in virtù della detenzione dei capi storici. “Di un padre (assassinato) e di un figlio (arrestato) è fatta la storia dei Bruno – è scritto sulla rivista -. Il papà, Rodolfo, ucciso in una sala giochi nel novembre 2018. Il giovane rampollo Antonio arrestato poco prima di vendicarlo. Un discreto calciatore, ricorda chi lo ha visto giocare nel Foggia ai tempi della Lega Pro, quando fu ingaggiato, insieme ad altri affiliati dalle velleità sportive, per volontà del clan. È passato dagli agguati in area di rigore agli agguati in strada. Bruno jr doveva freddare per rappresaglia Gioacchino Frascolla o Mario Clemente (ritenuti vicini ai rivali Sinesi-Francavilla, ndr). Le cimici, piazzate nell’auto dai finanzieri, lo sorprendono mentre ordina al complice, Giuseppe Ricco, organico alla camorra napoletana: “Se esce il fratello, devi schiattare prima al fratello”.
La mafia del Gargano
Non manca un focus sulle realtà mafiose garganiche. “Giuseppe Silvestri – è riportato su Panorama – viene invece abbattuto a fucilate, a Monte Sant’Angelo. Di recente, è stato arrestato il presunto killer: Matteo Lombardi. Nella bara, la vittima esibiva un doppiopetto da 750 euro acquistato per l’occasione dalle prefiche del clan. L’ultimo omaggio prima di seppellirlo. Gli affari si fanno con la droga (gli albanesi trasportano sui gommoni quintali di cocaina e hashish) e soprattutto con le estorsioni”.
“Ci devono pagare tutti i costruttori” arringa un capoclan, intercettato dalla polizia. “Può accadere che taluni, nel timore di subire eventuali atti intimidatori, preferiscono anticipare la classica richiesta del mafioso” spiega a Panorama il questore di Foggia, Mario Della Cioppa “che non sempre è richiesta di denaro, ma talvolta è imposizione di assunzione di proprie persone di fiducia. Non mancano casi in cui sono gli stessi estorti ad anticipare le mosse e a proporsi agli estorsori, pur di ottenere la protezione che essi erroneamente ritengono il male minore”. Su chi si ribella piovono bombe. Come quelle sequestrate in un villaggio vacanze, a Vieste, “ad alto potenziale”, confezionate in casa da “professionisti”. Oppure cenere e lapilli. “Le fiamme le voglio vedere da qui, incendialo tutto” ringhia Antonio Quitadamo, soprannominato Baffino (pregiudicato di Mattinata), se un imprenditore non gli verserà i 2 mila euro da consegnare all’avvocato. Lo stesso legale che il boss vorrebbe intimidire per i ritardi nella scarcerazione: “Tu sei un morto che cammina”. Quitadamo cova odio per chi lo ha spedito “sulla branda”. “Li devo prendere e fare a pezzi (ripetuto 6 volte, ndr)… me li devo mangiare il cuore… li devo scannare… li devo ficcare le mani negli occhi, li devo sventrare come i cani”. Baffino era in galera, ma parlava al cellulare. E pianificava l’evasione dal penitenziario di Foggia” (poi sventata dai finanzieri nell’operazione “Nel Nome del Padre”, ndr).
I colletti bianchi
“Altre occasioni di guadagno (illecito) sono la gestione dei rifiuti, le slot machines e il caporalato – si legge -. E poi ci sono i colletti bianchi che rilevano le aziende in difficoltà e le trasformano in “cartiere” per evadere il fisco o per “ripulire” i capitali sporchi. I clan della Società Foggiana hanno anche un loro “servizio segreto” negli ospedali e nelle cliniche che li avvisa dei decessi giornalieri così da chiedere più soldi alle agenzie funebri. Un vecchietto napoletano, invece, è addetto a truccare le scommesse della Tris corrompendo con mazzette da 600 euro i fantini favoriti. Il potere è rappresentazione e ostentazione, da queste parti. Un cartello affisso alla casa di Gianfranco Bruno, fratello del boss Rodolfo e zio del calciatore Antonio, ammonisce: “Attenti al padrone, prima spara poi avverte”. Non a caso è soprannominato il “primitivo”. Una donna, con precedenti per rapina ed evasione, ha invece piazzato una batteria di fuochi d’artificio davanti alla casa circondariale cittadina e, all’altoparlante, ha rincuorato il compagno in cella: “Ti sposo appena esci da questo cazzo di carcere”. Il tutto ripreso da un telefonino.
La percentuale di denunce è tra le più basse d’Italia – evidenziano -. La mamma di una 17enne, a cui hanno staccato con un morso il lobo dell’orecchio e quasi lacerato un capezzolo, si è rifiutata di parlare con le forze dell’ordine. Nel 2018, ci sono stati appena 4 esposti all’autorità giudiziaria per usura e soli 179 per estorsione. Dal 2016 ad oggi, ci sono stati 67 tentati omicidi e 58 omicidi, compresa la strage di San Marco in Lamis con 4 morti ammazzati, di cui due testimoni innocenti. Numeri che però non rendono giustizia all’enorme sforzo dello Stato per arginare mafie e criminalità comune. Il piano straordinario integrato per la sicurezza pubblica, coordinato dal prefetto di Foggia Massimo Mariani, è un argine che regge come hanno retto in tribunale le 30 “interdittive antimafia” da lui firmate in appena 18 mesi. I reati sono calati da 6.291 a 5.267, e i clan sentono finalmente il fiato sul collo. La Guardia di Finanza ha recuperato oltre 100 milioni di redditi in nero e acceso i radar sui tesori che puzzano di zolfo”.
Comuni commissariati e intimidazioni ad amministratori
“Attualmente – ricorda Panorama -, sono in corso due ispezioni antimafia nei Comuni di Manfredonia e Cerignola. Nel 2015, è stato sciolto l’ente di Monte Sant’Angelo. In quello di Mattinata, commissariato invece nel 2018, due pluripregiudicati vicini alla mafia del Gargano erano stati assunti come agenti di polizia municipale. Ma c’è chi non si piega. Appesa alla maniglia della porta d’ingresso dell’ufficio anagrafe di Monte Sant’Angelo sono stati ritrovati una busta con una scheggia di teschio umano e minacce al sindaco Pierpaolo D’Arienzo, all’assessore al Bilancio Generoso Rignanese e a un ex funzionario comunale e a sua sorella.
Al primo cittadino di Troia, Leonardo Cavalieri, è stata incendiata l’auto. A un penalista (l’avvocato Pierpaolo Fischetti di Mattinata, ndr), che assiste una famiglia in un caso di lupara bianca, hanno infilzato la testa di un capretto nel cancello davanti allo studio. In Procura, a Foggia, non esiste però la Direzione distrettuale antimafia. Sotto questo aspetto, la competenza è di Bari che ha già il suo bel (stra)carico di lavoro. Ma i sacrifici sono davvero di tutti. E più di tutti paga tributo l’Arma dei Carabinieri che il 13 aprile scorso ha visto morire il maresciallo Vincenzo Di Gennaro, trucidato a Cagnano Varano da Giuseppe Papantuono, esasperato a suo dire dai controlli dell’Arma a cui era stato sottoposto nei giorni precedenti”.
Il procuratore Vaccaro: “Poca o nessuna collaborazione da parte dei cittadini”
“Il problema vero è la vastità di un territorio peraltro impervio – commenta con Panorama il procuratore di Foggia, Ludovico Vaccaro -. Il circondario è di 7.200 chilometri quadrati, è gigantesco. Intere regioni (come la Liguria) hanno una estensione molto minore del nostro circondario e hanno molti più magistrati”. Alla Procura di Foggia sono appena 25: 22 pm, due aggiunti e il capo. E di questi solo 7 sostituti si occupano di criminalità. In pratica uno ogni 1.000 chilometri quadrati. “La gente sente lo Stato troppo lontano, anche fisicamente. Purtroppo, c’è poca o nessuna collaborazione da parte dei cittadini, anche sui fatti più gravi. Da Vieste al mio ufficio, ci s’impiegano due ore d’auto”. Il diavolo, invece, corre molto più veloce”, la chiosa dell’approfondimento.