Medici dalla Romania per sopperire alle carenze in organico dell’Asl di Foggia. L’ipotesi, partita come una provocazione dal direttore generale Vito Piazzolla, sta prendendo piede in assessorato a Bari. Il manager da poco riconfermato, ha aperto un tavolo di crisi dopo i concorsi andati deserti qualche settimana fa, nella speranza di “trovare una soluzione per non ridurre la produttività nelle corsie e, di conseguenza, i servizi”. “C’è un dialogo aperto attraverso alcuni nostri medici, ma ci sono ostacoli che tirano in ballo anche la validità del titolo di studio – commenta Piazzolla a l’Immediato -, stiamo studiando una strada percorribile secondo le norme, una traiettoria burocratica capace di risolvere un problema che sta mettendo in ginocchio gli ospedali e i servizi territoriali. Finora, abbiamo messo in moto di tutto, compresa la possibilità di intercettare disponibilità – che abbiamo trovato – in Romania. Non abbiamo lasciato nulla al caso. Ogni giorno, nel nostro territorio ci imbattiamo in emergenze di ogni tipo ed io sono il responsabile per ogni problema. Questo mi spinge a trovare una soluzione, ma a volte ci sono ostacoli insormontabili e per questo non posso far altro che ridurre al minimo i servizi: io gli ospedali non li chiudo”.
Tre anni fa, venne fatta una proposta ai sindacati per dare l’opportunità ai medici di lavorare con contratti interinali nell’azienda territoriale, ma l’idea cadde immediatamente nel vuoto. La Regione Puglia, negli ultimi tempi, ha attivato alcuni percorsi di lungo respiro, come l’investimento di 45 milioni di euro nelle scuole di specializzazione delle Università di Bari e Foggia. Per il governatore (e assessore alla Sanità) Michele Emiliano si è trattato di un tentativo per mettere una pezza agli “errori di programmazione del Ministero per le università”. Ma non basta, sopratutto nel breve periodo, perché occorre incentivare i medici a scegliere di lavorare in alcune province. È il caso della Capitanata, dove in diversi concorsi non si è presentato nessuno per svolgere le prove utili alla selezione. Perciò, oltre alla richiesta di attingere alle graduatorie di altre aziende italiane, è allo studio l’ipotesi estero. “Non è una cosa che sorprende – ha commentato Emiliano in una intervista al Corriere del Mezzogiorno -. Anzi è una possibilità che stiamo valutando. Rimanendo in ambito europeo la strada è meno complicata”.
A peggiorare il quadro, ci sarebbe la norma “sblocca turnover” appena introdotta dal Governo. “È l’ennesima beffa – chiosa il consigliere regionale Giannicola De Leonardis – Adesso viene preso come riferimento il tetto di spesa delle Regioni nel 2018 – quando la Puglia era quindi ancora sotto la scure del Piano operativo -, e non quello precedente (la spesa storica del 2004 al quale andava sottratta l’1,4 per cento). Ciò comporta la sottrazione di preziose risorse da impiegare nell’immediato per l’assunzione di nuovo personale (almeno 4.700 unità, di fronte a un fabbisogno molto maggiore e destinato ad aumentare con l’esodo previsto per i pensionamenti in arrivo con l’annunciata ‘Quota 100’). E di fatto vanificherebbe anche l’uscita dal Piano operativo, che dovrebbe essere certificata dai tecnici del Ministero il prossimo 9 aprile”.
“Per questo auspico una presa di posizione netta del presidente – e assessore alla Salute – Michele Emiliano, di aperto dissenso rispetto a un cambio di indirizzo che avrebbe effetti disastrosi per la sanità pugliese; e una mobilitazione trasversale da parte della numerosa delegazione parlamentare pugliese (in particolare del Movimento 5 Stelle, partito di riferimento del ministro Grillo), per impedire di affossare ancora una volta un territorio e un comparto già in gravissime difficoltà, nonostante l’impegno e l’abnegazione degli operatori”.