“A distanza di tre anni dall’allarme lanciato sul futuro dell’ospedale di San Severo dobbiamo prendere atto che, purtroppo, il tempo ci ha dato ragione”. Con una nota, il sindacato Usb di Foggia spiega le ragioni del “declassamento di fatto” del presidio dell’Alto Tavoliere.
“Molti ricorderanno le polemiche sorte in quel periodo, quando la Giunta Regionale, nella prima stesura del Piano di Riordino Ospedaliero, aveva inserito il P.O. ‘T.M.Mascia’ come Ospedale di base, trasformato in seguito, in Ospedale di I° Livello – chiosano -. Si ricorderà, inoltre, l’enfasi con la quale fu annunciata tale decisione durante un’assemblea pubblica all’interno del sala del Consiglio Comunale del Comune di San Severo; enfasi dalla quale ci dissociammo come organizzazione sindacale in quanto tale nuova classificazione doveva avere un seguito (che non riuscivamo a vedere) di implementazione di tutte quelle specialità ospedaliere che la classificazione stessa affidava a tali ospedali”.
“La realtà, oggi – proseguono – è che il rischio chiusura (o meglio, la riclassificazione in ospedale di base) è talmente alto, che il peggio che avevamo previsto ha persino superato la nostra analisi. È di ieri un articolo di un quotidiano locale che ha portato alla luce (ma gli addetti ai lavori già la conoscevano da tempo) il fermo dell’U.O. di Ortopedia in quanto non ci sono Medici a sufficienza a garantire il servizio stesso. In tale reparto, infatti, sono rimasti tre medici che a giorni diventeranno due, in quanto il terzo ha chiesto il trasferimento adaltra struttura e, inspiegabilmente, questa richiesta è stata subito accettata dalla Direzione Generale (come se uno specialista ortopedico lo si trova dietro un angolo)”.
“Non sappiamo quali siano le motivazioni per cui questo medico ha chiesto il trasferimento ma ci lascia perplessi il silenzio di una classe politica ( a cominciare dalla Giunta Comunale di San Severo) che niente ha fatto per migliorare le condizioni del Presidio ospedaliero di San Severo – proseguono ancora -. Siamo convinti che ormai il dado è tratto anche perché, secondo i parametri del D.Lgs 70/2015, solo un reparto dell’intero P.O. ha i requisiti, previsti dal decreto, per rimanere aperto e in quest’anno se un reparto non rientra in quei parametri è destinato a chiudere. Tra l’altro l’inerzia della politica locale ha fatto sì che nel bando di gara regionale che riguarda le mense ospedaliere (oggi divisi in tre lotti anziché unico lotto come originariamente previsto) la cucina del P.O. di San Severo non è prevista, mentre altre (che nel primo bando erano state estromesse) sono state inserite e tutto perché, stando a quanto ci hanno riferito i vertici della tecnostruttura dell’assessorato regionale alla sanità, manca un semplice documento antincendio. Addosare la responsabilità di quanto sta avvenendo a qualcuno? Si, a tanti! Dalla politica regionale che firma e accetta norme capestro al tavolo Stato-Regioni, alla politica locale che non riesce a vedere oltre l’immediato; ma prima di tutto a quei cittadini e a quegli operatori sanitari che non riescono (o non vogliono) a percepire la gravità di quanto sta avvenendo e, indifferenti, stanno alla finestra a guardare”.
“Ce ne accorgeremo dei danni che stanno facendo a questo territorio quando il diritto alla salute sarà un mero ricordo alla luce, anche del prossimo, scellerato, accordo del governo nazionale sul regionalismo differenziato (la secessione dei ricchi) – concludono -. Per quanto ci riguarda, come USB torneremo a sollecitare tutti a prendere coscienza e mobilitarsi e non accettare, passivamente, questo che è un vero esproprio di diritti ai lavoratori e ai cittadini”.