Notificato il decreto di giudizio immediato ai narcos del Gargano. Alla sbarra i cugini Claudio Iannoli, classe ’79 e Giovanni Iannoli, classe ’86, ritenuti elementi di spicco del clan Perna di Vieste. A processo anche Giovannantonio Cariglia, classe ’96, Stefan Cealicu, classe ’65, Raffaele Giorgio Prencipe, classe ’84, Carmine Romano, classe ’70, e Giuseppe Stramacchia, classe ’86, tutti considerati appartenenti alla medesima organizzazione. Questa la decisione del Tribunale di Foggia, giudice Anglani, sul gruppo criminale sgominato a settembre dello scorso anno da una maxi operazione di polizia. Il giudice, ritenendo evidenti le prove, ha optato per il giudizio immediato saltando, di fatto, la fase dell’udienza preliminare. Appuntamento, in caso di rito ordinario, al 13 maggio 2019 davanti alla prima sezione penale, collegio B, del Tribunale di Foggia. Se la difesa dovesse optare per l’abbreviato, si prospetterebbe un cambio di data, forse anche precedente a quella inizialmente indicata. Intanto, gli imputati sono in carcere per detenzione di ingente quantitativo di droga e associazione a delinquere.
Gli arresti furono eseguiti a inizio settembre 2018 dal personale della Polizia di Stato del Servizio Centrale Operativo e della Squadra Mobile di Foggia, supportato dalla Squadra Mobile di Bari e dal Commissariato di Ps di Manfredonia e coadiuvati dai Reparti Prevenzione Crimine “Puglia Settentrionale”, “Puglia Meridionale” e “Abruzzo” e dal personale del gabinetto provinciale di Polizia Scientifica della Questura di Foggia. Tale imponente dispositivo, con la supervisione dall’alto di un elicottero del IX Reparto Volo della Polizia di Stato, circondò completamente l’area interessata dalle operazioni di Polizia, consentendo agli investigatori delle Squadre Mobili e dello S.C.O. di fare irruzione nelle abitazioni degli indagati, traendoli in arresto, dopo mirate perquisizioni locali e domiciliari.
Stando all’accusa, i due Iannoli, in qualità di organizzatori dell’associazione, si occupavano di assicurare il costante rifornimento delle piazze di spaccio viestane, provvedendo ad assoldare nuovi sodali, utilizzati anche per la custodia delle armi del clan e di pianificare agguati mortali nei confronti di esponenti del clan rivale.
I due Iannoli venivano costantemente informati dai componenti del gruppo di tutte le questioni inerenti l’attività illecita, occupandosi di valutare i canali di distribuzione e l’ammissione di ulteriori soggetti quali intermediari o distributori finali dello stupefacente, nonché di assumere le decisioni sul prezzo della droga, sulla situazione delle piazze di spaccio e, finanche, sui rapporti con il clan rivale.
Il tentativo di assoggettare il territorio viestano continuava anche durante il periodo detentivo dei due Iannoli, i quali riuscivano comunque ad assicurare continuità negli affari illeciti ed efficienza nell’approvvigionamento e smercio, anche al dettaglio, della sostanza stupefacente (prevalentemente cocaina e marijuana), grazie al prezioso contributo fornito, sino al giorno del suo assassinio, di Gianmarco Pecorelli. Questi, infatti, durante il periodo detentivo dei due Iannoli, sfruttando il momento favorevole conseguente all’assassinio del rivale Antonio Fabbiano, avvenuto il 25 aprile 2018, assicurava il coordinamento e la gestione operativa dell’attività illecita per conto dell’intero gruppo criminale: approvvigionamento, canali di distribuzione, collocazione della droga sul territorio e recupero dei crediti derivanti dallo spaccio.
I numerosi servizi di appostamento e pedinamento effettuati nei confronti dei vari soggetti gravitanti attorno a Pecorelli (fino alla sua uccisione) e agli Iannoli consentirono di individuare in Prencipe e in Cealicu, rispettivamente cognato e factotum di Giambattista Notarangelo (come noto anch’egli vittima della faida nell’aprile del 2018), i soggetti incaricati di occuparsi dell’approvvigionamento, occultamento, taglio, confezionamento e distribuzione agli intermediari minori della cocaina e della marijuana trattata dal gruppo criminale, accertando che, a seguito dell’assassinio di Pecorelli, Prencipe prendeva all’interno della compagine mafiosa il posto dell’amico ammazzato, assicurando la gestione operativa dell’attività illecita per conto dell’intero gruppo criminale.