Ex distretto, le famiglie rivendicano il loro diritto alla casa. “Paghiamo le utenze, il Comune trovi un’alternativa”

In 16 anni le tre amministrazioni che si sono succedute al Comune non hanno mai sanato l’emergenza delle famiglie alloggiate nella Caserma Oddone

Il pronunciamento del Tar sull’ex distretto con la decisione di sgombero entro 90 giorni dalla sentenza, termine individuato e fissato per metà febbraio 2019, ha lasciato senza parole le 15 famiglie con esigenze abitative che da 2 anni stanno lottando per rivendicare il proprio diritto alla casa, dopo l’azione della magistratura e i giudizi a proprio favore. Faranno ricorso al Consiglio di Stato, assistiti dall’avvocato Alfonso Buono, ma nel frattempo chiedono all’amministrazione Landella di risolvere il loro disagio.

“Il Tar di Bari benché abbia rilevato che il bene è del demanio, lo ha rimesso nella disponibilità del Comune. Nello stesso tempo ha disposto la trasmissione della sentenza alla Procura della Repubblica, Corte dei Conti, Soprintendenza, ravvisando dei profili di responsabilità in capo agli amministratori e dirigenti”, ricorda Katia Polignone, che insieme alla sua famiglia è dovuta tornare nell’alloggio dei genitori, Gianfranco e Carmela, all’ex distretto, dopo il licenziamento del marito.

Nel pronunciamento del Tar al punto 4 si fa espressamente riferimento ad “una azione amministrativa in materia di alloggi di edilizia pubblica economica popolare per i soggetti svantaggiati anche a mezzo di adeguate iniziative dei preposti servizi sociali”. Ciò significa che il Comune non potrà sgomberare le famiglie il prossimo febbraio se non avrà trovato una alternativa adeguata. A questo si appella la famiglia Polignone insieme agli altri nuclei familiari, in possesso di un decreto di assegnazione, che nel loro caso non era temporaneo.

Amministrazione Agostinacchio. 1999 crollo e inagibilità dell’ex Scivar, dove Gianfranco e Carmela Polignone alloggiavano, con decreto comunale da 20 anni. I fatti sono noti.

In 16 anni le tre amministrazioni che si sono succedute al Comune non hanno sanato l’emergenza delle famiglie alloggiate nella Caserma Oddone. “Avevo 20 anni quando siamo stati trasferiti all’ex distretto, poi mi sono sposata, per 4 anni sono stata in affitto, poi mio marito ha perso il posto. Lavorava al Cara, ma è stato licenziato di nuovo, stavolta per colpa di Salvini – racconta Katia -. Noi non permetteremo di essere sgomberati, lotteremo. Stiamo pagando le utenze, siamo in regola. Non possono accusarci sui social e dirci infami o morti di fame. Chiedo a Landella di sistemarci, 2 udienze ci hanno dato ragione e anche il Tar sollecita a trovare una soluzione. Come facciamo ad andare in affitto, senza garanzie e senza un lavoro? A dicembre consegneranno le case ai cittadini di Via Lucera, quelli sì che sono tutti abusivi. Condonati. C’è gente all’ex distretto che da 34 anni aspetta una casa, mio padre è in attesa di trapianto di cuore, ci sono persone malate terminali. Ci faremo un altro Natale nell’incertezza. Cosa te ne fai di 5mila palloncini e dell’Albero se poi butti in mezzo alla strada dei bambini? Credo che i miei figli e quelli delle altre famiglie abbiano diritto ad avere un tetto per vivere nell’amore e nel calore di una famiglia”.

Sua madre da 43 anni attende una casa popolare, è anche iscritta nella graduatoria del 2004 con 9 punti. “Il sindaco non ci vuole ricevere, ma ammesso che fossimo abusivi e non lo siamo, non abbiamo diritto ad una risposta? Che fine ha fatto la graduatoria del 2017 a cui abbiamo partecipato?”

Abbiamo ascoltato sull’argomento il delegato all’emergenza abitativa del Comune di Foggia Saverio Cassitti, impegnato su più fronti, a cominciare dai container di Via San Severo con la storia di Terese e Giulia, rimbalzate a Pomeriggio5 di Barbara D’Urso.

Il delegato conferma che la graduatoria del 2017 è ormai da rifare. “Vale solo quella del 2004, stiamo andando a scorrimento, esaurendo le ultime assegnazioni di coloro che avevano 10 punti. Sono circa una decine di famiglie, poi riapriremo nuovi termini. Per l’ex distretto ho fatto una proposta all’amministrazione. A mio avviso potremmo cambiare destinazione d’uso agli ex locali dell’Annona in Via Sant’Alfonso. Serve una semplice variante. Da quella palazzina potremmo ricavare 19 o 29 appartamenti a seconda delle misure scelte. Non serve un grosso stanziamento economico per adeguare quei locali. In meno di tre mesi potremmo farcela”, annuncia  Cassitti a l’Immediato.