
Non si scherza con la giustizia contabile. Al Comune di Foggia per due annualità dell’epoca di Gianni Mongelli sindaco, le retribuzioni dei dirigenti sarebbero state ritoccate verso l’alto e ora i responsabili di quel presunto errore contabile sono chiamati a rispondere di danno erariale e a versare il maltolto.
È del 24 ottobre scorso l’invito a dedurre da parte della Procura regionale della Corte dei Conti della Puglia su un presunto danno derivante dalla parziale indebita corresponsione di retribuzioni accessorie a favore dei dirigenti del Comune di Foggia.
L’atto del vice procuratore generale Antonio D’Amato prende l’avvio da degli esposti del 10 gennaio 2012 e del 4 gennaio 2013 nei quali si segnalava una specifica e concreta notizia di danno alle casse del Comune di Foggia, derivante dall’errata determinazione e ripartizione del fondo destinato al finanziamento della retribuzione di posizione e di risultato dei dirigenti.
Con una nota del settembre 2014 la Corte dei Conti ha delegato la Guardia di Finanza di Foggia a svolgere opportuni accertamenti per verificare la veridicità e nel 2017 i grigi hanno relazionato sull’attività investigativa svolta e sulle due determinazioni dirigenziali firmate da Corrado Tibollo e da Nicola Ruffo.
Per l’anno 2010 si procedeva alla correzione degli importi delle somme non utilizzate nell’anno 2009, che da circa 388mila euro, venivano rideterminate in 295mila euro, per effetto dell’erogazione/liquidazione della retribuzione di risultato dell’anno 2009, si legge nell’atto del giudice contabile. Per gli anni 2011 e 2012 l’Ente procedeva alla decurtazione dell’ammontare del fondo, in proporzione alla reale riduzione del personale in servizio.
Nel 2007 erano 17 i dirigenti in servizio, diventati 13 nel 2012. Pertanto il Comune di Foggia con la determinazione numero 1130 del 2012 procedeva a calcolare i fondi destinati alla retribuzione di posizione e di risultato, che per l’anno 2011 furono pari a 1.116.463 euro e per il 2012 a 929.486 euro. In sede di contrattazione decentrata si decisero anche le percentuali di ripartizione del fondo, con un 76% per l’indennità di posizione e il 24% per quella di risultato. Dunque per il 2011 il risultato fu pari a 267.951 euro, mentre per il 2012 fu pari a 223.076 euro. Tali somme vennero liquidate nel 2014 e nel 2015.
Ebbene secondo la Corte le indagini svolte dalla Guardia di Finanza hanno accertato che le procedure di calcolo operate dal Comune di Foggia sono viziate da errore, “in quanto la decurtazione delle somme da attribuire al fondo per gli anni 2011 e 2012 con riferimento alla riduzione del numero dei dirigenti in servizio non è stata operata nel rispetto delle norme vigenti”.
La norma è l’articolo 9 comma 2-bis della Legge 122 del 2010 che ha previsto che a decorrere dal primo gennaio 2011 e sino al 31 dicembre del 2014 l’ammontare complessivo delle risorse destinate annualmente al trattamento accessorio del personale non può superare il corrispondente importo dell’anno 2010 ed è comunque automaticamente ridotto in misura proporzionale alla riduzione del personale”.
Nello specifico la variazione, come decreta la Corte dei Conti, avrebbe dovuto essere del 6,06% per il 2011 e del 21,21% per il 2012.
“Ad avviso di questa Procura nella vicenda si è concretizzato un danno alla casse del Comune di Foggia atteso che sono state liquidate in favore dei dirigenti retribuzioni accessorie per gli anni 2011 e 2012 in misura eccedente rispetto a quella dovuta”, spiega il giudice. Tutto nasce dall’adozione di una determina del 2012 con la quale è stata calcolata una dotazione del fondo superiore a quella effettivamente spettante, si legge ancora. Per il 2011 ci sono circa 29mila euro in più per l’indennità di posizione, che sono stati erogati. Mentre per il 2012 la somma eccedente per l’indennità di posizione supera i 97mila euro.
Questi valori sommati alle eccedenze delle indennità di risultato compongono un danno erariale accertato dalla Guardia di Finanza pari a 31.804,31 euro per il 2011 e di ben 125.025 euro per il 2012 per un totale di 156.829 euro che sono finiti indebitamente nelle tasche dei dirigenti.
“Il danno erariale va ascritto in primis al dottor Nicola Ruffo, che in qualità di dirigente dell’Ufficio del Personale nonché ad interim al servizio amministrativo e contabile delle risorse umane ha adottato la determinazione dirigenziale, ma anche da altri. Alla causazione del danno hanno concorso sia pure con un apporto causale di diversa entità, il dottor Carlo Dicesare e i componenti del collegio dei revisori Idro Carmine Maiorano, Martino Mignogna e Giuseppe Zichella, che con le loro condotte omissive non hanno impedito il verificarsi dell’evento dannoso”.
La Corte illustra nel dettaglio le responsabilità. Il dottor Dicesare “ha mancato di formulare un parere, che se espresso correttamente, avrebbe potuto impedire l’adozione della determina, nei termini in cui era stata impostata, dall’altro con una condotta omissiva apponendo il visto di regolarità contabile, ha concorso alla esecuzione del provvedimento”.
Per la Corte si tratta di una “colpa grave”, che si è concretizzata “nell’inosservanza di specifiche disposizione normative”.
“Tanto premesso i signori Nicola Ruffo, Carlo Dicesare, Idro Maiorano, Martino Mignogna e Giuseppe Zichella sono chiamati a rifondere al Comune l’importo di 156.829 euro, di cui 78mila da Ruffo pari al 50% e 19.603 pro capire dagli altri”, conclude il giudice.